Denis Bergamini “soffocato e messo sotto al camion”. Perizia riapre processo?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Novembre 2017 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA
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Denis Bergamini in una foto d’archivio Ansa

COSENZA – Donato Bergamini (detto Denis), il calciatore del Cosenza morto il 19 novembre del 1989, “è stato ucciso prima di essere coricato sotto il camion” davanti al quale, secondo la tesi dell’epoca, il giovane si era gettato per suicidarsi lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico. Questa perlomeno è la tesi dell’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia del calciatore, che ha sintetizzato gli esiti dell’incidente probatorio che ha visto i periti nominati dal gip di Castrovillari Teresa Reggio illustrare davanti allo stesso giudice, ai legali degli indagati ed al procuratore Eugenio Facciolla gli esiti delle loro perizie.

Dunque non solo “è stata assolutamente confermata l’ipotesi della morte per asfissia” ma dall’incidente probatorio, ha sostenuto Anselmo, sono emersi “toni più netti rispetto a quello che aveva già dato la perizia in quanto certe frasi che potevano essere interpretate in maniera ambigua, è stato ben spiegato, avevano invece un significato univoco”. “La prima verità è arrivata perché mio fratello l’hanno soffocato, adesso aspettiamo le altre”, ha detto la sorella di Denis, Donata, che da anni si batte per sapere come e perché è morto il fratello. “Sono soddisfatta tantissimo – ha aggiunto – anche perché oggi è stato fatto quello che doveva essere fatto allora”.

Alla luce dei risultati della perizia, sembra aggravarsi la posizione dei due indagati dell’inchiesta ter sulla morte del calciatore, l’ex fidanzata dell’epoca Isabella Internò – che era con Denis la sera della sua morte – e l’autista del camion, Raffaele Pisano. Se i due saranno processati e se lo saranno da soli o con altre persone, però, è presto per dirlo. E su questo aspetto Facciolla è stato chiaro: “Siamo in piena fase di indagini preliminari quindi questo fa capire che non si può parlare né di quello che si sta facendo, né di quello che si farà; finita l’udienza guardiamo avanti”. Il procuratore di Castrovillari, tuttavia, non ha negato la soddisfazione per “quello che abbiamo fatto, di quello che è stato fatto finora e di quello che hanno fatto i periti del giudice oltre che i miei consulenti. Un lavoro egregio, davvero eccellente dal punto di vista scientifico, un grosso passo avanti”.

Un passo avanti che, forse, finalmente consentirà di scrivere la parola fine su una vicenda che da 28 anni è avvolta dal mistero che già due inchieste non sono riuscite a diradare. la prima si concluse sposando la tesi del suicidio. La seconda era stata aperta nel luglio del 2011. Alcune perizie dei carabinieri del Ris e del medico legale, portarono alla notifica di un avviso di garanzia alla Internò e a Pisano con l’ipotesi di accusa di omicidio volontario in concorso. Ma nel 2015 la Procura di Castrovillari chiese ed ottenne dal gup, nonostante l’opposizione della famiglia del calciatore, una nuova archiviazione. Nel luglio del 2017, dopo l’arrivo al vertice della Procura di Facciolla, una nuova riapertura delle indagini e le perizie che adesso sembrano poter indirizzare gli inquirenti a fare chiarezza una volta per tutte.