Emanuele Morganti, patto tra italiani e albanesi per massacrarlo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2017 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
Emanuele Morganti, patto tra italiani e albanesi per massacrarlo

Emanuele Morganti, patto tra italiani e albanesi per massacrarlo

FROSINONE – Un patto tra italiani e albanesi per massacrare di botte e uccidere Emanuele Morganti, il ragazzo di Alatri morto dopo due giorni di agonia dal folle pestaggio fuori da una discoteca. I due fermati, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, sono coloro che spranga alla mano hanno finito Emanuele, infierendo sul giovane quanto era già a terra in gravissime condizioni. Spintoni, botte e sputi fino ai colpi di spranga in testa che lo hanno ucciso.

Grazia Longo sul quotidiano La Stampa scrive che i due fermati erano ubriachi e fatti, oltre ad avere una storia difficile alle spalle ed essere già noti alle forze dell’ordine per spaccio di droga. Proprio i due giovani avevano fatto un patto con il clan albanese della zona e volevano affermare il loro potere. Sulla loro strada verso l’affermazione del potere nella zona hanno incontrato Emanuele Morganti, “reo” di averli sorpassati al bancone della discoteca nella fila per ordinare da bere:

“Il fermo dei due giovani – altri 5 restano indagati a piede libero, tra cui i 4 buttafuori della discoteca compreso un albanese – è arrivato in tempo a bloccare le spedizione punitive che hanno alterato i già difficili equilibri sociali di Alatri. L’altro ieri il padre di un indagato è stato insultato e spintonato da un parente di Emanuele Morganti, cori di protesta sotto casa della famiglia di Paolo Palmisani, che ha lasciato il paese. Ma anche un paio schiaffoni, da parte di un parente e un amico della vittima, all’avvocato di due indagati. Il legale non ha rinunciato all’incarico, mentre una decina di suoi colleghi di Frosinone e Alatri hanno rifiutato la nomina”.

La vicenda diventa sempre più grave, spiegano gli inquirenti, dato che Emanuele è stato ucciso per motivi banali:

“«si é trattato di una vicenda di una gravità spaventosa perché per motivi banalissimi si é arrivati alla drammatica morte di un ragazzo innocente e perbene». Se all’accusa di omicidio volontario, venisse aggiunta l’aggravante dei futili motivi la pena prevista è l’ergastolo. Sia Castagnacci, sia Palmisani, si legge nel verbale del fermo di polizia giudiziaria, «non hanno ammesso le proprie responsabilità». Ma entrambi «sono stati notati da quattro testimoni, sui complessivi quaranta interrogati, colpire con diversi pugni al collo la vittima, la quale era stata riscontrata affetta dalla frattura delle vertebre cervicali».

E se loro due sono quelli che materialmente hanno provocato il decesso, sarà ulteriormente approfondita la posizione degli altri cinque indagati per rissa aggravata. E inoltre «sarà verificato il possesso di requisiti per lo svolgimento della professione da parte dei buttafuori i quali, insieme al quinto indagato, prima dell’aggressione da parte di Castagnacci e Palmisani, avevano già colpito la vittima all’interno del locale». Castagnacci e Palmisani sono stati arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Frosinone a Roma, «nel quartiere Montespaccato, a casa della sorella ventitreenne di Mario Castagnacci dove sono stati rintracciati grazie al servizio di positioning dei loro cellulari»”.