Enzo Carretto uccise figlio da ubriaco, non colpevole. Alcol attenuante?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Ottobre 2014 - 09:23 OLTRE 6 MESI FA
Enzo Carretto uccise figlio da ubriaco: assolto perché "incapace di intendere"

Enzo Carretto uccise figlio da ubriaco: assolto perché “incapace di intendere”

LECCE – Enzo Carretto uccise il figlio Giovanni, ma è stato assolto. La corte d’Appello l’ha giudicato “incapace di intendere e di volere” perché fortemente ubriaco e dunque non colpevole. Carretto, 72 anni, era stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere. Ora lo salva l‘abuso di alcol, perché la difesa dell’uomo sostiene che la sua violenza si scatenava solo quando era ubriaco e non in grado di ragionare.

Maria Corbi su La Stampa spiega:

“Eppure la follia di quella sera, in una palazzina popolare di Guagnano, paesotto in provincia di Lecce, non era certo stato il culmine tragico di un episodio isolato. Perché il settantenne, ex operaio, pensionato, era già stato segnalato ai servizi sociali dai carabinieri della stazione locale, che quel luogo lo conoscevano bene per esserci andati più volte”.

Inutile che il figlio, di appena 23 anni, usò il suo corpo per proteggere la madre e la sorella disabile dalla furia omicida del padre. E l’alcol diventa una scusante:

“L’alcol come scusante. L’alcol come attenuante. Non è la prima volta. E basta ricordare le motivazioni di annullamento di una condanna per stupro scritte della Cassazione a settembre secondo cui è possibile una riduzione di pena per gli imputati con il riconoscimento di una specifica attenuante: è cioè quella di aver commesso un fatto «di minore gravità». In questo caso l’imputato ha chiesto le attenuanti perché gli abusi avvenivano solo quando era ubriaco.

Ma quel che rende ancor più perplessi è la giurisprudenza «ballerina», che non sempre segue la stessa strada. Perché è sempre la Cassazione a ricordare che «l’azione esercitata sulla psiche dall’alcol e dagli stupefacenti volontariamente assunti dal soggetto imputato non impedisce di accertare il dolo diretto per la cui esistenza non è richiesta un’analisi lucida della realtà, essendo necessario soltanto che il soggetto sia stato in grado di attivarsi in modo razionalmente concatenato per realizzare l’evento ideato e voluto». Quindi a volte l’alcol excusat e a volte non excusat”.

Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono, si è detta indignata per la sentenza:

“«L’alcol non deve mai essere considerato una scusante. In questo caso la vittima è un uomo, ma le cose non cambiano certo. La violenza e la sopraffazione non hanno sesso. Stiamo tornando indietro anni luce. Che si consideri non colpevole un uomo che ha ucciso il figlio sotto l’effetto dell’alcool è inconcepibile. In questo modo le sentenze non fanno altro che avallare altra violenza”.

E aggiunge:


«A un uomo basterà bere qualche bicchiere di alcool prima di massacrare la sua donna per avere la certezza di farla franca. Ma stiamo scherzando? La nostra società sembra non procedere più sui binari della coerenza. Mentre si impone giustamente la fattispecie dell’omicidio stradale, dall’altra parte si “depenalizza” l’omicidio familiare sotto l’effetto dell’alcol. È un messaggio terrificante»”.