Il boom dei “piccoli”, nell’export alimentare superano i grandi marchi

Pubblicato il 29 Marzo 2011 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il made in Italy mantiene il suo appeal sui mercati stranieri, nonostante la crisi, e grazie ai “piccoli”. A trainare le esportazioni sono infatti distretti come le Langhe (per il vino) oppure Nocera (per le conserve di pomodoro), prodotti “di nicchia” rispetto ai grandi colossi alimentari come Barilla o Ferrero.

Per fare un esempio, dai risultati della rilevazione curata da Intesa Sanpaolo, i vini delle Langhe hanno contribuito da soli per il 9,1% alle esportazioni agroalimentari italiane, per un giro d’affari intorno al miliardo di euro.

Ma non c’è solo il vino langarolo, c’è il distretto dolciario di Alba e Cuneo, i vini del veronese, l’ortofrutta emiliana, i salumi del modenese, l’olio del barese, i pomodori del salernitano. Nella stragrande maggioranza si tratta di piccole imprese sotto i 10 dipendenti.

Nel distretto di maggior successo, le Langhe piemontesi, i vini prendono la via di Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti: solo queste tre destinazioni assorbono il 60% dell’esportazione complessiva. Ma il limite alle esportazioni italiane è dovuto alla mancanza di una grande industria di distribuzione nostrana: soprattutto i Piccoli devono passare dalla rete di importatori locali, battagliando sui prezzi e finendo, non di rado, negli hard discount tedeschi.