ROMA – Beau Solomon, 30 luglio 2016. Federico Carnicci, 4 luglio 2015. Entrambi morti dopo essere caduti (o buttati) nel Tevere in circostanze non chiarite. Circostanze nelle quali c’entrano Massimo Galioto e Alessia Pennacchioli, la coppia di senzatetto che viveva sulla banchina del Lungotevere. Anche un anno prima un ragazzo era caduto o era stato buttato nel fiume, e Massimo e Alessia erano andati a dormire come niente fosse. Cose che succedono in una comunità di invisibili della quale ci si ricorda solo quando qualcuno di loro muore. La traccia da seguire parte dal profilo facebook di Alessia Pennacchioli.
Alle 12.26 del 4 luglio Alessia si “registra” nel luogo, ironicamente classificato come “hotel”, “Sotto Ponte Garibaldi – Vista Ponte Sisto“. (Su facebook ti “registri”per far sapere a tutti i tuoi amici che tu eri nel tale luogo alla tale ora). Poi scrive: “Mi sono appena risvegliata dopo circa 15 ore de sonno …con una decisione in testa”.
Il primo commento, alle 19.55 del 5 luglio, è di Lorenzo:
“Perché l’ha buttato ar fiume?! Un pischello de 19 anni..ma come cazzo state?!”.
Risposta di Andrea: “Chissà veramente che cosa è successo…..max nn fa queste cose!!!”.
Lorenzo: “Allora perché lei intervistata ha detto che si sono spinti e alla fine il ragazzo è cascato al fiume?!
Se vuoi ti posto l’intervista..”
Lorenzo: “Il ragazzo americano che hanno trovato morto nel Tevere..”
Alessia: “Lorenzo ma tu ke ne ssi de quello che veramente è successo…se te basi solo su tg e giornalisti arrivisti bho???”
Lorenzo: “Fate schifo ar cazzo..41 anni de “uomo” che ammazza un ragazzino ubriaco.. È fortunato che l’hanno bevuto altrimenti me lo venivo a sgobbà io..”
Lorenzo: “Che schifo..”
Lorenzo: “Lo hanno buttato nel Tevere e so’ tornati a dormì come niente fosse..ve se dovevano beve a tutti..merde!!
State a fa’ diventà ‘sta città uno schifo..vergognateve!!”
Andrea: “Sta città e uno schifo ma nn per questo…..nn facciamo i finti moralisti……perché la città va a rotoli…e tutti nn fanno un cazzo per migliorarla!!!”
Andrea: “Alessia lascia perde sti due e pensa a Max….”
Andrea: “Tutti bravi a punta’ er dito….”
Lorenzo: “C’è poco da a puntà er dito perché lo sa pure lei che è stato il ragazzo suo a buttallo ar fiume”.
Lorenzo: “Poi oh,caso strano l’anno scorso è successa la stessa cosa e ‘n altro pischello è finito ar fiume..strano no?!”
Nina: “Ora che posso commentare… aggiungo che se so rimessi a dormire pure in quel caso… è bene che la verità di Federico cara Alessia inizi a raccontarla ti conviene e anche tanto! !!!!!”
Irene: “Ale,il 4luglio e’stato il compleanno di mia madre,alle 12.26 ero con lei,a meno che io non possegga il dono dell’obiquita’…..!?!”.
Chi è Nina, che accusa Alessia e Massimo di avere a che fare anche con la morte di Federico Carnicci, artista toscano scomparso il 4 luglio del 2015? Nina è una che sicuramente conosce Federico, perché sul suo profilo ha postato una foto insieme con lui. Alessia, rispondendo a Nina, dice che il 4 luglio stava con sua madre. Si sta difendendo dall’accusa di sapere com’è morto Carnicci? Quando trovarono il cadavere di Federico, la Nazione pubblicò un suo breve ritratto:
Federico Carnicci, romano di nascita, in Toscana da tanti anni, un’adolescenza a Pistoia – giovanissimo ebbe una bimba da una relazione con la prima fidanzatina – e un matrimonio che stava naufragando a Santa Croce, si era messo da qualche settimana a fare l’artista di strada ed i familiari non avevano più notizie di lui dallo scorso 4 luglio. Federico, operaio dai lavoretti saltuari, aveva detto alla madre che vive a La Serra di San Miniato, di volersi prendere un po’ di tempo, di voler andare al mare mantenendosi appunto con la passione dell’arte di strada. Era partito per Roma. Nella capitale lo richiamavano le radici, qui vive il padre dal quale di tanto in tanto andava. Da quando aveva lasciato Santa Croce, comunque, si faceva sentire dai familiari, chiamava e loro lo chiamavano. «L’avevo sentito il sabato che stava tornando dal mare – aggiunge Giulio –. Era felice. Non aveva alcun motivo per uccidersi».
Il Fatto Quotidiano riporta i sospetti dei familiari di Federico su Massimo Galioto e il suo gruppo di amici:
“Quando ho saputo della notizia della morte dello studente americano Beau Solomon per mano di un senzatetto, ho avuto i brividi. Ho pensato: non è che è il solito gruppo di quando è morto Federico?“. Così, ai microfoni de ilfattoquotidiano.it, una familiare ripercorre le circostanze che hanno portato alla scomparsa prima e poi al ritrovamento del corpo del ragazzo di Pontedera, Federico Carnicci, (27 anni), trovato cadavere il 17 luglio del 2015 nelle acque del Tevere a Roma. E aggiunge altri particolari: “Federico raccontò ai familiari e agli amici che qualche giorno prima Galioto insieme ad altri tentarono di rapinarlo del suo cellulare“. Questa la versione della parente al nostro giornale online.
Il ventisettenne Federico viveva a Roma, dormiva in una tenda sulla banchina del fiume, insieme a Galioto, la sua compagna e due uomini polacchi. L’indagine sulla sua morte è stata ormai archiviata, ma la familiare sottolinea le contraddizioni nelle testimonianze dei senzatetto che erano quella sera insieme a Federico. “Il cadavere è stato ritrovato dieci giorni dopo, privo delle ossa delle mani e senza capelli. Le versioni su quella notte sono contrastanti. Ci è stato sempre detto che Federico aveva bevuto, anche se dall’autopsia risulta un grado alcolico pari a tre birre, e che si sarebbe buttato nel Tevere e poi sarebbe stato da loro recuperato, asciugato e messo nel sacco a pelo. Al mattino, intorno alle 7 Federico non c’era più. Un ragazzo polacco, invece, sostiene di aver sentito delle urla intorno alle 3 del mattino, di aver visto qualcuno in acqua e di aver riconosciuto Federico. Non sono stati chiamati i soccorsi perché ‘tanto era già morto‘, così ci è stato sempre detto”. “Sulla morte di Beau Solomon le indagini si stanno muovendo perché bisognerà rispondere di omicidio all’ambasciata americana. Noi siamo disposti a girare il fascicolo di Federico all’avvocato della famiglia Solomon per un confronto e per aiutarci a vicenda e arrivare alla giustizia”.
Alessia Pennacchioli fu sentita dalle forze dell’ordine. “Chi l’ha visto” su Raitre ha mandato in onda la ricostruzione della testimonianza di Alessia: “Non ho visto nessuno consumare droga la sera precedente (alla sparizione di Carnicci, ndr), comunque credo che Federico abbia ingerito una tisana di Stramonio perché al mattino ho rinvenuto una scodella di quella pianta e ricordo che Federico aveva una fissazione per quella tisana in quanto nel corso degli anni ci aveva chiesto più volte di assaggiarla”.
Alle 21.55 del 4 luglio 2015 Federico scrive il suo ultimo post sul suo profilo Facebook: “Non voglio una ragazza per una sola notte . . . Voglio una Donna che anche se solo per un istante riesca a donarmi una vita intera . . . “. Vittoria: “Che te sei fumato….”
Federico: “Niente per ora XD” (XD è un sorriso)
Lidia (la madre di Federico): “allora è quello passivo”
Federico: “Nooo… sarà la tisana di stramonio XD . . . Solo streghe e stregoni possono capire certe cose . . . Da ieri ho fumato 4 sigarette da dopo il thè a stasera …”
Federico scrive per l’ultima volta su facebook alle 22.46 del 4 luglio parlando di una tisana di stramonio (un erba allucinogena che ha effetti molto forti di durata fino a tre giorni) appena presa. Alessia Pennacchioli mette “mi piace” a questa risposta di Federico. Poi più nulla. Scrive il Messaggero:
Un caso archiviato troppo in fretta. Ora la famiglia di Federico Carnicci ritrovato annegato nel Tevere un anno fa dopo aver passato la serata con Massimo Galioto e lo stesso gruppo di sbandati che vive sotto Ponte Garibaldi, non crede che il giovane artista di strada sia caduto o si sia suicidato. A dare l’allarme al mattino furono gli stessi compagni ma fornirono versioni diverse e contrastanti, uno partì subito per l’estero. Il fratello Giulio, la sorella Vittoria, la mamma Livia hanno indagato anche loro. Scoperto che Federico veniva deriso e preso in giro da Galioto e altri, hanno acquisito le immagini del ritrovamento. «Sappiamo in che condizioni era ridotto: privo delle mani e dei capelli, una ferita alla testa, un tatuaggio straziato come se avessero provato a cancellarglielo, era prono, il corpo attorcigliato in una rete di recinzione arancione dei cantieri. Incastrato a testa in giù tra dei tronchi».
Federico, 27 anni, il 4 luglio 2015 aveva passato la notte sotto Ponte Garibaldi, assieme al gruppo che la notte del 30 giugno scorso ha partecipato o assistito a vario titolo alla lite che ha portato Beau Solomon a cadere in acqua spinto secondo gli inquirenti da Galioto. Venne ritrovato 10 giorni dopo. «Anche mio figlio è stato ucciso, era presente anche Galioto ma è l’unico che non venne ascoltato», racconta Lidia Speri. La banda che vive nella tenda azzurra fornì versioni diverse: «E’ caduto, non siamo riusciti a prenderlo». Quando il fratello scese a chieder loro: «Perché non avete chiamato i soccorsi? risposero tanto ormai era morto». Anche allora andarono a dormire. Altri amici che ora hanno meno timore raccontano di diverse liti avute con Massimo e un certo Carlo. «Venne spintonato e preso in giro, perché si era confidato con loro». Altri parlano di gelosie: «Lo chiamavano – ancora i familiari di Federico – il barbone interattivo, perché stava messo meglio di loro, aveva internet, una famiglia alle spalle. La verità è che l’americano non sarebbe morto forse se le indagini avessero preso un’altra piega. I fatti sono identici, chiediamo la riapertura del caso».
Sospetti che quattro mesi dopo la morte di Federico sua madre Lidia Speri aveva portato all’attenzione della stampa. Si legge su “La Nazione” del 20 novembre 2015:
“Questo è quanto ha stabilito l’autopsia”, dice Lidia Speri, la madre del giovane che aveva deciso di prendersi tre mesi per vivere, libero, un’esperienza di strada. “Ma di cose che non tornano ce ne sono stante: se Federico fosse stato spinto nel fiume? (Un gioco finito male…) – aggiunge la madre – La comitiva che era con lui ha cambiato dieci volte versione. Ma soprattutto, secondo me, non ha detto la verità: il 7 luglio al commissariato Trevi Marzio, nella denuncia di scomparsa, uno del gruppo dichiara che Federico alle 3 del mattino, perché aveva bevuto troppo, aveva perso l’equilibrio cadendo nel Tevere; l’amico si tuffa, lo recupera, lo calma e lo rimette a dormire, ma quando si sveglia Federico non era più nel sacco a pelo. Bene, ma se è morto per choc termico mio figlio era vivo o era morto?”.
“Nella denuncia si fa menzione anche di quanto riferito da un altro ragazzo, un polacco, che dorme con il gruppo – aggiunge Giulio Carnicci, fratello di Federico – alle 4, un’ora dopo, aveva visto qualcuno buttarsi in acqua gridando ma non ha riconosciuto la sagoma e non ha fatto in tempo ad afferrarlo». Ma se dormiva con il gruppo di Federico con ha fatto a non riconoscerlo? Poi un’altra circostanza strana: “Loro non lo cercano, non si uniscono a noi per trovarlo, ma diranno, più volte, che è nel fiume prima ancora che il corpo venga trovato», sottolinea Giulio.