Parla con la zia Aya e si guarda intorno il piccolo Eitan, il bambino unico sopravvissuto all’incidente della funivia del Mottarone. Lo rendono noto i sanitari dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato.
Aggiornamento ore 16:58.
Eitan stubato è tornato a parlare
“Il bambino è adesso sveglio e cosciente nel reparto di Rianimazione”, si legge nel bollettino giornaliero sulle sue condizioni di salute. “Dal punto di vista clinico è sempre in prognosi riservata, dovuta al trauma toracico e addominale oltre che alle fratture agli arti. Nei prossimi giorni uscirà dalla Rianimazione e verrà trasferito in un reparto di degenza”.
Oltre alla zia Aya con il piccolo Eitan, c’è anche la dottoressa Marina Bertolotti, psicologa che, da quando è stato deciso di risvegliare il piccolo dal coma indotto, lavora con la sua equipe per evitare al bambino traumi al risveglio. Verranno “assecondati i tempi del bambino”, spiegano i sanitari, e si deciderà con i familiari cosa dirgli.
Funivia Mottarone, una strage per 140mila euro
Una strage, quella della funivia che da Stresa sale al Mottarone, per 140mila euro: 14 morti dopo la caduta della cabinovia, morti per soldi. Uno dei tecnici indagati per omicidio colposo plurimo ha infatti ammesso che i freni erano stati tolti per soldi, perché l’impianto necessitava di lavori, quindi di un altro lungo stop.
Niente incassi, proprio ora che la funivia aveva riaperto dopo la pandemia. Insomma i freni della funivia bloccati per scelta, per non perdere i soldi dell’incasso, ovvero 140mila euro incassati in un mese, dalla riapertura. E se non ci fosse stato l’incidente si sarebbe andato avanti così, con questo stratagemma dei freni per rimandare ancora i lavori di manutenzione e quindi la nuova chiusura.
Funivia Mottarone, una strage per 140mila euro. Pm: c’era bisogno di un intervento radicale
“Per evitare continui disservizi e blocchi della funivia quindi c’era bisogno di un intervento radicale con un lungo fermo che avrebbe avuto gravi conseguenze economiche. Convinti che la fune di traino non si sarebbe mai rotta, si è poi voluto correre il rischio che ha portato alla morte di 14 persone. Questo è lo sviluppo grave e inquietante delle indagini”, questo spiega il procuratore Olimpia Bossi alla fine degli interrogatori dei tre indagati (titolare, direttore e capo servizio).