GENOVA – I carabinieri che indagano sul raid a sfondo omofobo, avvenuto il 13 luglio scorso ai danni di un quarantenne ridotto in fin di vita da sei persone su un autobus, dopo che lo avevano insultato ritenendolo gay, pensano che ad aver commesso l’aggressione sia stata una gang di ragazzi stranieri, probabilmente ecuatoriani. Il motivo per cui l’ipotesi su cui lavorano gli inquirenti porta in questa direzione lo racconta Matteo Indice sul Secolo XIX:
“Un’indicazione fondamentale è arrivata dalle stesse vittime del pestaggio. E quindi Luca, che è rimasto cosciente fino al 21 luglio, quando l’ematoma cerebrale conseguenza dell’aggressione ne ha fatto precipitare le condizioni, e l’amico inglese che si trovava con lui. Entrambi avevano fatto riferimento a un gruppo di sudamericani, dettaglio che emerge chiaramente dalle dichiarazioni rese da Chiara, la fidanzata del ferito più grave sentita due volte dai militari. ‘Dopo l’aggressione – ha spiegato la donna all’Arma – desiderosa di sapere di più mandavo una mail a Mark (nome di fantasia per individuare il ragazzo con cui Luca era quella notte,ndr), avendo trovato il suo indirizzo. Successivamente lo contattavo e lui rispondeva inviandomi, di nuovo per e-mail, il numero di cellulare. A quel punto ci scambiavamo una serie di sms in inglese, nei quali proprio Mark riferiva che il pestaggio sarebbe stato compiuto da ragazzi sudamericani pericolosi”‘.
“(…) Un aiuto importante, com’è emerso nelle ultime ore, potrebbe venire da un filmato delle telecamere del Comune, “sopravvissuto” a molti giorni dal pestaggio per un guasto al server che normalmente produce la cancellazione. La sequenza è abbastanza nitida. E fissa i sei giovani, quattro uomini e due donne, mentre si allontanano subito dopo essere scesi dall’autobus”.