ROMA – Liberi per un errore giudiziario. Il tribunale del riesame di Napoli ha annullato le misure nei confronti di tre poliziotti accusati di vari reati (nella stessa inchiesta sono coinvolti anche esponenti del clan Belforte) e di aver fatto da scorta al cantante Gigi D’Alessio. “Le ordinanze erano state copiate in toto”, è la motivazione. “Manca del tutto – sottolinea il Riesame – la valutazione autonoma del compendio cautelare, dal momento che la valutazione riportata è quella del pm che il gip ricopia in toto”.
La vicenda è finita sui giornali perché figura anche il nome di Gigi D’Alessio, estraneo alla vicenda giudiziaria. Secondo l’accusa uno degli agenti avrebbe utilizzato l’auto di servizio per accompagnare in Gigi D’Alessio alla Fnac di Napoli per la presentazione di un disco mentre era in servizio antirapina.
Il cantante napoletano ha anche risposto alle domande dei magistrati riguardo questo episodio, ammettendo la ricostruzione ma spiegando di non sapere che questo comportamento fosse un reato:
“La sera dell’11 dicembre del 2013 – si legge nel verbale in cui D’Alessio risponde al procuratore – io ed il mio manager alloggiavamo presso l‘hotel Vesuvio, in via Partenope, a Napoli. Alessandro Albano arrivò con un’Alfa 156 assieme ad un suo collega e ci informò che non saremmo mai riusciti ad arrivare in tempo se ci avessero fatto da staffetta anticipando la nostra auto nel traffico, come facevano di solito, quindi ci disse che dovevamo salire in macchina con loro”.
Alla Fnac, dove era in programma per quella sera la presentazione del disco, l’artista e l’impresario ci arrivarono dunque a bordo dell’auto della polizia, la stessa vettura che in quelle ore risultava impiegata in un servizio anticrimine a Marcianise. “Non credevo che fosse illegale. Conoscevo Alessandro Albano da tempo – ha aggiunto D’Alessio – sapevo che era un poliziotto e non avevo motivi per diffidare di lui”.