Giustizia, maglia nera all’Italia. Vietti: “Stop indugi della politica”

Pubblicato il 12 Aprile 2012 - 16:38 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 12 APR – ”Apprendiamo dalla Corte di Strasburgo che siamo il Paese europeo piu’ inadempiente primeggiando per la lentezza dei processi stando peggio di Paesi come la Turchia e la Russia. Sono dati preoccupanti che dovrebbero indurre i nostri rappresentanti parlamentari e politici a prendere finalmente di petto la situazione”. E’ il commento del vicepresidente del Csm, Michele Vietti, intervenuto oggi in Cassazione ad un convegno sulle Corti di Giustizia in Europa, commentando la relazione della Corte di Strasburgo che assegna ancora una volta all’Italia la maglia nera per il 2011 per il maggior numero di sentenze inapplicate a causa della lentezza della giustizia.

La Corte di Strasburgo, ha spiegato Vietti, ha redatto un rapporto sul rispetto delle sentenze degli Stati membri che vede primeggiare in negativo l’Italia.    ”Una situazione – ha detto Vietti – che rischia di avvitarsi su se’ stessa in modo irrimediabile. Siamo all’applicazione della legge Pinto sulla legge Pinto. I tempi, invece, sono maturi per soluzioni diverse”.    Tra le soluzioni indicate da Vietti per migliorare la giustizia in Italia, ”affidare ad autorita’ amministrative la soluzione dei risarcimenti per alleggerire le corti da un fardello di lavoro che finisce per ritardare anche gli altri processi”.    Il vicepresidente del Csm e’ tornato a ribadire come sia ”inimmaginabile pensare che le nostre strutture continuino ad occuparsi del contenzioso prodotto nel nostro Paese in tre gradi di giudizio. E’ un lusso che non possiamo piu’ permetterci”. A proposito della Corte di Cassazione e dei problemi della giustizia, Vietti ha anche sottolineato come ”la nostra Corte di Cassazione continui ad apparire un ibrido con molte facce, spesso poco coerenti tra loro. Bisogna agire sul fronte dell’impugnazione, a cominciare dall’appello e consentire di ridurre i motivi di ricorso gia’ da questo grado, per alleggerire il contenzioso che poi arriva in Cassazione”.