Inchiesta Consip, Tiziano Renzi: “Chi ha sbagliato deve pagare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Aprile 2017 - 00:19 OLTRE 6 MESI FA
Inchiesta Consip, Tiziano Renzi: "Chi ha sbagliato deve pagare"

Inchiesta Consip, Tiziano Renzi: “Chi ha sbagliato deve pagare”

FIRENZE – Le prove su Tiziano Renzi, il padre dell’ex premier, erano state falsificate tra le carte dell’inchiesta Consip. Renzi padre si è ritrovato indagato per traffico di influenze, ma nulla aveva a che fare con la vicenda e ora si sfoga: “Chi ha sbagliato deve pagare“. Considerare l’intera faccenda come un “fatto personale“, ribadisce il padre dell’ex premier Matteo, sarebbe però un errore. Ora che la sua posizione è stata chiarita, più complicato forse sarà da chiarire quella di Giampaolo Scarfato, il capitano del Noe indagato a sua volta per falso materiale e ideologico.

Nell’invito a comparire, per ieri, notificato a Scarfato, indagato per falso materiale ed ideologico, emerge la convinzione del procuratore Giuseppe Pignatone e del sostituto Mario Palazzi che siano avvenute con dolo sia l’omessa annotazione da parte del capitano, in un’informativa di circa 1.000 pagine, dell’esito negativo circa una presunta attività di pedinamento da parte dei Servizi, sia l’attribuzione della frase intercettata “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” (riferito al padre dell’ex premier) ad Alfredo Romeo, in carcere per corruzione, invece che ad Italo Bocchino, ex parlamentare e consulente dell’imprenditore napoletano.

I fatti attribuiti a Scarfato, investigatore che ha svolto un ruolo determinante nell’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione (fu lui a recuperare i “pizzini” di Romeo con indicazioni di cifre e iniziali dei destinatari) impongono ora agli inquirenti di verificare l’attendibilità dei punti salienti della parte di informativa da lui redatta.

Presunti depistaggi e falsificazioni, tuttavia, non hanno condizionato l’iter degli accertamenti. L’iscrizione di Tiziano Renzi nel registro degli indagati per traffico di influenze, ad esempio, non è avvenuta per effetto della falsa attribuzione della frase intercettata. Intanto Scarfato si è avvalso della facoltà di non rispondere e sui motivi del rifiuto a rispondere al pm, l’avvocato Giovanni Annunziata ha ribadito che si è trattato di una sua strategia in vista di un prossimo interrogatorio:

“Con esclusione del dolo cadrà il reato. Quando sarà analizzato in modo esclusivamente tecnico la sussistenza di tale elemento, questa vicenda troverà la sua fisiologica definizione”.

La decisione di non rispondere ai pm per studiare gli atti processuali, aggiunge il legale, è finalizzata a “comprendere la portata e la valenza degli elementi oggetto di contestazione”, e non è una scelta “determinata dalla volontà di sottrarsi alla esigenza primaria che io, come difensore, e lo stesso Capitano, quale indagato, avvertiamo, ovvero quella di rendere interrogatorio e al più presto chiarire le condotte che vengono contestate”.

Per Annunziata gli atti “richiamati nel capo di imputazione non possono essere correttamente analizzati nell’ambito di un procedimento penale, se non contestualizzati all’interno della più ampia attività investigativa svolta”. Per questo motivo – conclude il legale – egli ha chiesto di avvalersi della facoltà di non rispondere”. Scarfato potrebbe tornare davanti al pm Palazzi dopo Pasqua.