Istigavano la gente a non pagare le tasse: indagati 19 “venetisti”

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Dicembre 2016 - 06:45 OLTRE 6 MESI FA
Istigavano la gente a non pagare le tasse: indagati 19 "venetisti"

Istigavano la gente a non pagare le tasse: indagati 19 “venetisti”

TREVISO – Istigavano la gente a non pagare le tasse: diciannove veneti indagati dalla Procura di Vicenza con l’accusa di istigazione alla disobbedienza fiscale. I diciannove “venetisti”, riferisce Marco Filippi su La Tribuna di Treviso, risiedono nelle province di Treviso, Vicenza e Verona. Appartengono tutti al Comitato nazionale di liberazione del Veneto. 

All’alba di martedì 29 novembre i carabinieri si sono presentati nelle loro case con decreti di perquisizione. Il quotidiano trevigiano riporta anche i nomi dei diciannove indagati:

Ruggero Peretti, 52 anni di Arzignano, Maurizio Tregnago, 56 anni di Valdagno, Francesco Cicchellero, 30 anni di Valli del Pasubio, Silvano Santini, 66 anni di Valdagno, Flavio Resenterra, 60 anni di Badia Calavena, Teresina Zorzi, 67 anni di Asolo, Luigi Iarriccio, 38 anni di Castelcucco, Marco Caltran, 48 anni di Montecchio Maggiore, Costantino Neresini, 52 anni di Valdagno, Katia Sanson, 42 anni di Arzignano, Vittorio Angelo Perin, 49 anni di Valdagno, Moreno Rigo, 52 anni di Montecchio Maggiore, Massimo Panarotto, 48 anni di Vicenza, Gabriele Marco Perucca Orfei, 46 anni di Vicenza, Orazio Scavazzon, 59 anni di Marostica, Erica Scandian, 42 anni di Malo, Maurizio Bedin, 62 anni di Vicenza, Patrizia Badii, 53 anni di Verona, ed Enrico Carraro, 43 anni di Longare.

L’accusa, nei loro confronti, è quella di aver fatto parte di un gruppo di venetisti che istigava la gente a non pagare le tasse. Il gruppo organizzava riunioni in ristoranti o altri locali di simpatizzanti per incitare a ritardare o evitare del tutto il pagamento delle imposte, e offriva, scrive la Tribuna di Treviso,

assistenza professionale per gli atti di disobbedienza fiscale e forniva indirizzi di centri a cui rivolgersi per chiedere tutela. In base alle indagini dei carabinieri, il gruppo divulgava le proprie idee anche su facebook o sul web attraverso il sito “clnveneto.com”.