Janira D’Amato uccisa con 49 coltellate: ergastolo all’ex Alessio Alamia

di redazione Blitz
Pubblicato il 18 Gennaio 2019 - 20:27 OLTRE 6 MESI FA
alessio Alamia

Janira D’Amato uccisa con 49 coltellate, il processo. Nella foto Ansa, Alessio Alamia depone in aula

SAVONA  – E’ stato condannato all’ergastolo Alessio Alamia, il 22enne che il 7 aprile 2017 uccise nella sua casa di Pietra Ligure, in provincia di Savona, con 49 coltellate l’ex fidanzata Janira D’Amato, 21 anni. La Corte d’Assise ha accolto la richiesta del pm Elisa Milocco e concesso l’aggravante della premeditazione. Il giovane è stato assolto invece dall’accusa di stalking con la formula “il fatto non sussiste”.

Alamia, che non era in aula alla lettura della sentenza, dovrà pagare alla famiglia una provvisionale di 802.500 euro a cui andrà aggiunto un risarcimento da quantificare in sede civile. Alla lettura della sentenza erano presenti i fratelli della ragazza, Kevin e Didier, e i genitori Rossano e Tiziana Cellerino: “La giustizia ha fatto il suo corso, siamo contenti e soddisfatti – hanno commentato – Almeno un po’ di giustizia per lei, Janira se lo meritava. Essere qui ad ogni udienza è stato difficile, ma glielo dovevamo. Ci hanno sostenuto tutti, non solo amici e parenti, anche chi non conoscevamo”.

Alamia uccise l’ex fidanzata (che lo aveva lasciato da poco) nel proprio appartamento, dove l’aveva convinta a recarsi con la scusa di riconsegnarle alcuni effetti personali: lì l’aveva colpita con 49 coltellate. Alamia aveva lasciato coltelli in vari posti della casa e nei giorni precedenti all’assassinio aveva cercato con il cellulare sulla rete “come uccidere persone senza lasciare traccia”.

Nel corso del processo la difesa aveva più volte sottolineato il passato del giovane: “Una vita caratterizzata da abbandoni e violenze – aveva detto il suo legale nell’arringa conclusiva – I suoi genitori erano assenti e lui si attaccava in modo morboso alle poche figure di riferimento. L’idea che lei avesse un progetto autonomo, un corso con Costa Crociere, lo ha fatto sentire abbandonato e ha reagito”. L’avvocato ha fatto queste sottolineature per cercare di evitare la premeditazione. Non è servito, ma ha annunciato che presenterà ricorso in appello.

“La sentenza non riporta Janira dai suoi genitori, ma sono convinto che oggi abbiano trovato un po’ di pace nei loro cuori La famiglia D’Amato ha dimostrato rispetto, educazione e un contegno e una forza non da tutti”, ha detto il difensore dei D’Amato Fabrizio Biale. La madre di Janira per tutto il tempo della lettura della sentenza ha stretto tra le mani un peluche: “Era di una delle amiche più care di Janira, per lei era un portafortuna e oggi ha voluto che lo tenessi con me: ha funzionato, giustizia è stata fatta”.