GENOVA – Sette persone uccise dalla Jolly Nero che ha frantumato la torre dei piloti del porto di Genova. Sette uomini di mare, tutti piloti o gente della Capitaneria: qualcuno è stato sorpreso dalla morte mentre era al telefono, qualcun altro dentro l’ascensore, mentre si accingeva a tornare a casa subito dopo il cambio di turno. Almeno altri due sono dispersi: i soccorsi stanno scavando sotto le macerie per cercarli, sperando di trovarli ancora vivi.
I morti e i dispersi sono tutti “lupi di mare” di tutta l’Italia, del sud della Puglia, della Toscana di Livorno, della Liguria, dell’Emilia Romagna, della Campania. Morti, feriti o dispersi, per una tragedia che ha colpito al cuore la più grande industria di Genova.
I 7 morti finora accertati sono: Daniele Fratantonio, 30 anni, di Rapallo; Davide Morella, 33 anni, di Biella (e non di Bisceglie come detto in precedenza); Marco De Candussio, 40 anni, di Lavagna, originario di Barga (Lucca); Giuseppe Tusa, 25 anni, di Milazzo, tutti e quattro militari della Guardia Costiera; il pilota Michele Robazza, 31 anni, di Livorno; l’operatore radio dei rimorchiatori Sergio Basso, 50 anni, di Genova; l’operatore radio dei piloti Maurizio Potenza, 50 anni, di Genova, il centralinista dato per vivo in mattinata.
I due dispersi sono il sergente Gianni Jacoviello, 33 anni, della Spezia, e il maresciallo Francesco Cetrola, 38 anni, di Santa Marina in provincia di Salerno e non di Matera come scritto in un primo momento. I 4 feriti: i due ricoverati all’ospedale Galliera sono Enea Pecchi, 40 anni, di Pavia, in prognosi riservata; e Raffaele Chiarlone, 36 anni, di Cuneo. I due ricoverati al Villa Scassi di Sampierdarena sono Gabriele Russo, 32 anni, di Messina; e Giorgio Meo, 35 anni, di Taranto, ritrovato sotto le macerie della torre.
Al momento dell’incidente, sulla nave portacontainer Jolly Nero vi erano 22 persone, oltre al comandante Roberto Paoloni e al pilota salito per governare la nave in uscita dal porto. L’equipaggio della Jolly Nero era formato da 22 persone, 14 italiani e 8 stranieri. Il comandante – è stato riferito in porto – è di grande esperienza, da 16 anni nel Gruppo Messina, con la quale ha coperto tutte le principali rotte del Mediterraneo.
Toccanti i racconti dei sopravvissuti. ”Posso dire di essere un miracolato”: ha le lacrime agli occhi Bruno Prinz, telefonista della Torre Piloti di Genova che ieri ha acconsentito alla richiesta del suo collega di lavoro Maurizio potenza di cambiare il turno sulla torre. ”Se non me l’avesse chiesto, probabilmente io oggi non sarei qui” dice al Molo Giano, visibilmente scioccato per quanto avvenuto.
”Il mio collega Maurizio Potenza solo l’altra sera mi aveva chiesto: ‘Ho bisogno di un cambio: domani posso lavorare al posto tuo?’. Ovviamente ho acconsentito, è prassi normale tra noi colleghi, quando si può. Anche se Potenza era uno di quelli che, in genere, non chiedeva mai cambi'”. Così Bruno Prinz è rimasto a casa, a Genova, e intorno alle 23 di martedì ha appreso che qualcosa di gravissimo era successo là dove ogni giorno lui va a lavorare.
Il suo posto di lavoro, la ‘sua’ torre, non c’era più: ”Mia moglie e io abitiamo nel quartiere di Apparizione, sulle alture di Genova. Da lassù abbiamo sentito con le nostre orecchie come un boato, una deflagrazione. Sembrava il tuono di un temporale, un boato sordo. Siamo rientrati in casa e mi sono collegato a internet. Sui siti non c’erano ancora notizie, eppure io ‘sapevo’ che era successo qualcosa di grave in porto. E dopo un po’ è arrivata la conferma”.
Non nasconde la sua commozione, Bruno Prinz: ”Quei ragazzi li conoscevo tutti. E se penso che potevo esserci io al posto di Maurizio…. Sono un miracolato, dovevo esserci io là sotto”. Bruno Prinz stringe tra le mani le chiavi della Torre Piloti. E’ tutto quello che gli resta di ciò che era il suo posto di lavoro. Il suo ‘ufficio’ era lassù, alto 50 metri. ”Si vedeva tutta genova da lassù, e tutto il porto. Era bellissimo”.