BENEVENTO – “Ciao, io vado a casa”. Un saluto alle amichette sul sagrato della Chiesa a San Salvatore Telesino e poi l’orrore. Comincia da lì il mistero sulla morte della piccola Maria Ungureanu, la bimba rumena di 9 anni trovata morta nella piscina di un agriturismo a San Salvatore Telesino, nel Sannio. L’hanno violentata, poi è morta per annegamento perché Maria non sapeva nuotare. L’ultimo agghiacciante particolare dell’autopsia lo restituisce l’avvocato della famiglia Ungureanu: “Sono stati rilevati dei graffi sulla schiena”, dice senza specificare di che natura fossero né fornire ulteriori elementi sulla violenza sessuale riscontrata.”I genitori di Maria – ha aggiunto laconico – sono profondamente turbati perché l’indagato era considerato persona di famiglia”.
L’indagato si chiama Daniel, ha 21 anni, romeno come lei e amico di papà Mario e mamma Andrea. All’appuntamento con le amiche davanti alla chiesa dell’Assunta per partecipare alla processione di Sant’Anselmo, la festa patronale, Maria è arrivata in macchina con Daniel. Le amichette l’hanno vista scendere dalla sua auto, ma non sapevano da dove venisse. E’ stato il giovane rumeno a rivelare agli investigatori di averla incontrata per caso e accompagnata a Telese, un paese che dista 4-5 km. E’ stata lei a chiederglielo, ha detto: lui l’avrebbe aspettata e riportata indietro. Ma non si sa cosa siano andati a fare a Telese.
Fatto sta che al ritorno Maria era ancora viva, è scesa dall’auto del rumeno e l’hanno vista in tanti. Una volta arrivata in parrocchia Maria apprende che la processione è saltata a causa del violento temporale che si è abbattuto sul paesino. Saluta tutti e si allontana. Sola. Molte ore dopo, a poche centinaia di metri dalla chiesa la trovano galleggiante nella piscina del ristorante che domenica era chiuso. È nuda, i vestiti, maglietta e pantaloncini, sono appoggiati a una sedia sul prato intorno alla vasca. In terra, accanto alle scarpette, lo slip.
Nella stessa struttura, posta sotto sequestro, i carabinieri sono tornati più volte. Gli investigatori sono prudenti. Verificano ogni elemento con attenzione. L’acqua non è molto profonda e lei – dicono gli investigatori – non ha toccato né il fondo, né le pareti della piscina. La bambina, che non sapeva nuotare, quando è caduta in acqua non si è agitata. Era ancora cosciente? È quanto dovrà accertare la perizia medico legale, con i relativi esami tossicologici, i cui risultati non saranno pronti prima di 60 giorni. Sono stati fatti prelievi anche per verificare se la piccola sia stata costretta a ingerire bevande alcoliche o a prendere sostanze stupefacenti.
Dal primo esame autoptico emerge una sola certezza, agghiacciante: Maria ha subito abusi sessuali. Ora saranno i risultati dei “tamponi” eseguiti durante l’autopsia a stabilire a quando risale la violenza e a verificare se si sia trattato o meno di un episodio isolato. I carabinieri di Benevento sono andati a cercare anche a casa di Daniel, il giovane indagato. Lo hanno interrogato a lungo, nel cuore della notte, assistito dal suo avvocato, dagli investigatori e dal pm Maria Scamarcio che conduce le indagini sulla morte della piccola Maria. Poco prima dell’alba è tornato a casa, ma è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio e violenza sessuale: un atto dovuto, spiegano dalla Procura, per consentirgli di nominare un perito di parte che assistesse all’autopsia.
Lui, Daniel, è tra le ultime persone ad aver visto Maria. Si è difeso: “Sono innocente, non avrei mai potuto farle del male. Per me era come una sorella“. Ma cosa sia successo quella tragica sera di domenica, quando dice di essersi visto con alcuni amici e poi di essere tornato a casa, è tutto da verificare. Chi ha incontrato Maria, con chi si sarebbe allontanata dopo la parrocchia per recarsi nel resort? E’ quanto stanno accertando i carabinieri del comando provinciale di Benevento, con il colonnello Pasquale Vasaturo, coordinati dal procuratore capo di Benevento, Giovanni Conzo.
La vicenda ha sconvolto l’intera comunità di San Salvatore Telesino, dove la famiglia della piccola era molto conosciuta. Il padre, giunto in Italia alcuni anni fa, lavora come operaio, la mamma come badante: persone perfettamente integrate. La comunità rumena di San Salvatore è molto folta, circa 400 persone in paese agricolo di circa quattromila abitanti, a una trentina di chilometri da Benevento. Anche il giovane indagato è giunto in Italia da qualche anno e vive con una sorella. Una persona tranquilla, che finora non aveva mai fatto parlare di sé. Gli abitanti di San Salvatore si sono stretti intorno alla famiglia di Maria e hanno offerto piena collaborazione agli investigatori.