Martina Rossi morì cadendo dal balcone. Giudici: “Fuggiva per evitare violenza”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Giugno 2019 - 21:58 OLTRE 6 MESI FA
Martina Rossi, giudici: Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi colpevoli

Martina Rossi morì cadendo dal balcone. Giudici: “Fuggiva per evitare violenza”

AREZZO – Martina Rossi morì cadendo da un balcone il 3 agosto 2011 dal sesto piano dell’hotel di Palma di Maiorca, in Spagna. La ragazza, una studentessa ligure di 20 anni, cadde mentre cercava di scappare da una violenza. Questa la sentenza dei giudici del tribunale di Arezzo che hanno condannato a 6 anni di carcere Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi per tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di altro reato.

I giudici il 10 giugno hanno depositato le motivazioni della sentenza emessa il 14 dicembre 2018. In 113 pagine, i giudici hanno ricostruito l’intera vicenda e inquadrano le testimonianze per provare i reati contestati, cioè la tentata violenza sessuale di gruppo e la morte di Martina come conseguenza della stessa tentata violenza. 

Per sostenere la sussistenza del primo reato i giudici sottolineano pure la sparizione dei pantaloncini di Martina e delle ciabatte che la ragazza indossava. “I suoi occhiali invece sono stati fatti ritrovare perfettamente puliti”, si legge ancora, annotando il particolare.

I giudici sottolineano che la studentessa non usava né alcol né droga: Martina Rossi, scrivono, “non aveva assunto sostanze stupefacenti né psicofarmaci come dimostrano le analisi tossicologiche fatte nell’immediatezza dai tecnici spagnoli sui campioni prelevati in autopsia che escludono con certezza anche la presenza di alcol nel corpo della ragazza”. Martina, si legge ancora, non era in cura farmacologica e “non aveva mostrato alcun interesse sessuale né per Albertoni né per Vanneschi”.

Per i giudici “i graffi sul collo di Alessandro Albertoni erano ben evidenti e visibili”. E lui stesso ammise che gli erano stati fatti dalla studentessa. Ne consegue che “Martina Rossi ha reagito ad un tentativo di violenza nei suoi confronti”. Per i giudici il racconto di Albertoni è inverosimile.

Per la corte dunque, data la lontananza della porta per fuggire era “prevedibile che Martina tentò di oltrepassare il muretto divisorio posto tra la camera 609 e la camera a fianco” ed era altrettanto prevedibile che la vittima “potesse cadere nel vuoto”. La morte di Martina Rossi, per i giudici, era dunque prevedibile e questo blinda il secondo reato contestato ed accolto in sentenza, ovvero la morte in conseguenza di altro reato.