Mauro Fabbri libero, tentò di uccidere compagna. Lei: “Non basta questo?”

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 20 Novembre 2013 - 13:12 OLTRE 6 MESI FA
Mauro Fabbri libero, tentò di uccidere compagna. Lei: "Non basta questo?"Mauro Fabbri libero, tentò di uccidere compagna. Lei: "Non basta questo?"

Mauro Fabbri libero, tentò di uccidere compagna. Lei: “Non basta questo?”Mauro Fabbri libero, tentò di uccidere compagna. Lei: “Non basta questo?”

FERRARA – Mauro Fabbri, 52 anni, di Ferrara, è stato condannato a 8 anni e 4 mesi per aver tentato di ammazzare, accoltellandola al viso e alla gola, la compagna, Lucia Panigalli, di 54 anni. Era il 16 marzo del 2010 quando l’uomo aggredì la donna che diceva di amare, dopo averla attesa sotto casa, al buio. Adesso, dopo più di tre anni e mezzo, è arrivata la condanna. Per Lucia, però, non è finito nulla: l’uomo che ha tentato di ucciderla è ancora libero.

Lucia ha raccontato la sua storia e il suo sdegno al quotidiano La Nuova Ferrara. La sua storia e il suo presente, fatto di uscite negate per la paura, di notti insonni, di frequentazioni con il contagocce. E la sua diventa la storia di molte donne che vedono il proprio coraggio di denunciare l’aggressore, lo stalker, il quasi assassino, vanificato da una giustizia che davvero pare poco giusta. 

Nella mente di Lucia, come nella mente delle tantissime donne che subiscono violenza, il ricordo di quella notte è lucidissimo, come se fosse ieri. Lucia sa, e lo scrive, che non meritava di essere aggredita. Come non lo merita nessuna donna, anche se spesso questa è la scusa dell’uomo che le fa del male. 

Scrive Lucia:

“Non meritavo di essere aggredita a notte fonda da un “uomo” camuffato da un passamontagna che comparendomi all’improvviso dal buio, armato di coltello, mi ripetava ossessivamente «Ti uccido… Ti uccido…» con un filo di voce, pensando stupidamente di non essere riconosciuto. Confesso che quando ho capito che era “lui”, ho provato un moto di sollievo, perché mi sono detta: è Mauro per fortuna, domani gli stacco la testa per questo scherzo di cattivo gusto, ora non sono in pericolo, è un brutto gioco perché Mauro non può farmi del male”.

E la sua diventa davvero la storia delle 120 e più donne ammazzate da chi pensavano fosse un amico, un amante, un marito, un compagno. Lucia l’ha capito dopo avergli tolto il passamontagna:

“ho visto il suo viso, sconvolto, l’ho capito anch’io. Non aveva niente di umano, gli occhi sbarrati e fissi, non so se il diavolo esiste ma se c’è, in quel momento era dentro di lui ed aveva le sue sembianze”.

Al quotidiano Lucia Panigalli ha raccontato quella notte. Pensava, in quel marzo di tre anni fa, che tutto fosse finito lì, con la corsa in ambulanza. Lei era viva, lui sarebbe finito in carcere per tanto tempo. Non è andata così. Addirittura in Appello il tentato omicidio era stato derubricato a lesioni gravi. C’è voluta la Cassazione per ristabilire che effettivamente Fabbri aveva tentato di ammazzare Lucia. E adesso che, nonostante la condanna, il suo aggressore è a piede libero, Lucia, e con lei tante donne a cui è stata fatta violenza, si chiede:

“Pensavo che per un reato simile il carcere non fosse nemmeno messo in discussione. (…) Ma cosa si deve commettere in questo paese per andare in galera? Non basta accoltellare una donna, alla cieca e al viso nel cuore della notte?”