ASCOLI PICENO – Salvatore Parolisi è stato arrestato per l’omicidio di Melania Rea ma adesso si cerca un complice con cui l’uomo avrebbe agito. L’ordine di custodia cautelare in carcere, così come è formulato nell’ordinanza, è stato eseguito per omicidio volontario pluriaggravato: le aggravanti sono date dal rapporto familiare con la vittime, ovvero coniuge di Melania Rea, e dall’avere agito con crudeltà, infierendo anche a vittima agonizzante. Nell’ordinanza è contestato anche il vilipendio di cadavere aggravato, in riferimento alle lesioni post mortem e alle manipolazioni del corpo, in “eventuale concorso con una persona non identificata”. Tradotto: gli inquirenti pensano che Parolisi non abbia agito da solo.
Il gip Calvaresi infatti, così come il pm Umberto Monti, nella richiesta di custodia, non escludono l’eventualità che vi sia stato un complice nell’infliggere le ferite post mortem sul corpo di Melania (la svastica incisa sulla coscia, le siringhe conficcate nel corpo). Sarebbero stati in due quindi ad aggredire da dietro alla gola Melania, ad ucciderla con un coltello tentando di “scannarla” e ad accanirsi sul suo cadavere giorni dopo con un punteruolo.
Ammettendo che sia vero che è stato Salvatore Parolisi ad uccidere la moglie quel 18 aprile, chi è stato il suo complice? I maggiori sospetti potrebbero ora ricadere sull’amante, che tante volte ha tentato di difendere Salvatore. D’altronde, a ben ricordare, era stata la stessa difesa di Parolisi a sottolineare che, secondo il medico legale, sarebbe stato trovato del Dna femminile sotto l’unghia dell’anulare della mano sinistra (quello dove si tiene la fede nuziale) di Melania. E che quindi, dicevano loro, ad uccidere Melania sarebbe stata una donna.