Morgan citato in giudizio con accusa di insulti ai poliziotti intervenuti per lo sfratto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Maggio 2021 - 09:37 OLTRE 6 MESI FA
Morgan citato in giudizio con accusa di insulti ai poliziotti intervenuti per lo sfratto

Morgan citato in giudizio con accusa di insulti ai poliziotti intervenuti per lo sfratto FOTO ANSA

Marco Castoldi, in arte Morgan, citato in giudizio per presunta resistenza a pubblico ufficiale, per aver insultato e reagito ai poliziotti. Gli agenti di polizia erano intervenuti durante il suo sfratto dalla sua abitazione di Monza, nel giugno del 2019.

Morgan e il processo per stalking

È quanto emerso durante l’udienza preliminare, in Tribunale a Monza, per un altro processo a carico del cantautore. Processo relativo ad un’accusa per stalking da parte di una sua amica e collega, con la quale Castoldi ha dichiarato di aver avuto una relazione. Relativamente a questo procedimento i suo avvocati Rosella Gallo e Leonardo Cammarata hanno sollevato l’accezione preliminare per incompetenza territoriale, sulla quale il giudice si pronuncerà il prossimo 7 luglio. 

Morgan e i presunti insulti ai poliziotti

Dunque ora per Morgan si profila un altro processo. Questo per via di un’altra denuncia che lo porterà in estate davanti al giudice. Si tratta appunto di quella avanzata nei suoi confronti dalla polizia in base a una presunta resistenza a pubblico ufficiale con ingiurie all’indirizzo degli agenti, che sarebbe avvenuta a giugno 2019, il giorno in cui l’artista (difeso in questo caso dall’avvocato Roberto Iannaccone) aveva provato ad opporsi (davanti alle telecamere) allo sfratto dalla sua casa monzese di via Adamello.

Morgan parla della denuncia

“Io la amavo – spiega Morgan senza però fare il nome della donna -. Lei deve aver subito qualcosa che non so, un incantesimo, è inspiegabile quello che è successo, è un incubo. Nessuno è riuscito a raggiungerla. Paradossale che lei guardi quello che scrivo io e io non possa farlo e che sia stato denunciato per stalking. Ma non sono mai andato sotto casa sua, le ho solo scritto, ma dov’è l’insistenza? Mai avuto risposte”. La donna lo avrebbe lasciato un anno fa. “Questa cosa mi ha scatenato un’inquietudine gigantesca, perché improvvisamente non posso più parlare con la persona con cui parlavo sempre. Lei era il cento per cento delle mie conversazioni, le nostre chat su Whatsapp erano diventate un romanzo di 500 pagine a settimana. Abbiamo fatto dieci anni così, scrivevamo e componevamo insieme, con naturalezza”.

“C’era tutto, era la mia migliore amica, eravamo amanti, in libertà. Poi un graduale allontanamento, fino a quando mi ha bloccato. Ho provato a chiamarla ma lei, subito: “Ti denuncio”. Ho pensato anche che abbia affrontato un percorso terapeutico indotto, forzato, che l’ha portata a disinnamorarsi. E dal 25 aprile del 2020 io per lei sono diventato angoscia”.