VENEZIA – Inchiesta Mose, secondo la Procura la famiglia Galan avrebbe accumulato 50 milioni di dollari in operazioni commerciali nel Sud-Est asiatico. E’ quanto emerge dai documenti in possesso del commercialista Paolo Venuti.
Nello stesso giorno in cui Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto, in conferenza stampa si è detto nuovamente estraneo a tutti i capi d’accusa, vengono fuori delle intercettazioni ambientali che gli attribuiscono fondi non ben precisati portati all’estero.
Le intercettazioni ambientali riguardano conversazioni tra il commercialista di Galan, Paolo Venuti (anch’egli indagato) e sua moglie: da questo dialogo si capisce che il commercialista fungeva da prestanome per Galan e che proprio per conto del parlamentare di Forza Italia del denaro sarebbe stato portato all’estero e che, proprio mentre esplodeva l’inchiesta, Venuti avrebbe detto alla moglie che solo l’ex governatore del Veneto avrebbe potuto decidere il da farsi.
Nel corso del riesame l’avvocato di Venuti, Emanuele Fragasso, ha minimizzato l’intercettazione ricordando che il commercialista era amico da sempre di Galan (quindi i fondi potrebbero essere antecedenti la vicenda Mose) e che tutta la contabilità della famiglia dell’ex governatore era in mano al commercialista.
Fragasso ha anche sottolineato che nella vicenda Venuti-Galan
“ci sono aspetti paradossali, perché quando il commercialista si occupa di un altro cliente, che non è Galan, viene perquisito proprio per delle carte che fanno riferimento a investimenti all’estero, documenti risultati in regola che però nell’inchiesta ‘diventano’ di Galan”.
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