Napoli. “Siamo della camorra, compra il nostro caffè”: bar denunciano racket

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Luglio 2013 - 17:42 OLTRE 6 MESI FA
Napoli. "Siamo della camorra, compra il nostro caffè": bar denunciano racket

Napoli. “Siamo della camorra, compra il nostro caffè”: bar denunciano racket

NAPOLI – “Compra il nostro caffè, siamo del clan dei Casalesi“. Un giro di “racket del caffè” che i bar hanno denunciato, portando all’arresto di due persone considerate vicine al clan di camorra Venosa, Pietro Paolo Venosa, di 42 anni, e Daniele Costagliola, di 35. L’accusa è di estorsione continuata e illecita concorrenza aggravati. I profitti, circa 15 mila euro al mese, finivano nella cassa comune del clan dei Casalesi.

Secondo quanto hanno accertato i Carabinieri durante le indagini, Venosa e Costagliola costringevano i titolare dei bar ad acquistare almeno una confezione da 50 cialde al mese al prezzo di 50 euro ciascuna mentre la macchina del caffè veniva imposta a 600 euro.

I militari di Casal di Principe, guidati dal capitano Michele Centola, hanno appurato che le condizioni economiche subite dai titolari dei bar erano estremamente svantaggiose e che l’illecita concorrenza messa in atto dai Casalesi ha estromesso dal mercato il precedente distributore, finito quasi sul lastrico. Sono state anche eseguite delle perquisizioni nell’azienda di torrefazione del caffè imposto dai Venosa per accertarne il coinvolgimento nel reato di illecita concorrenza.

Pietro Paolo Venosa è il fratello di Raffaele Venosa, attualmente detenuto, ed elemento di spicco dell’omonimo clan. Tre le vittime finora accertate, oltre il titolare dell’azienda di torrefazione estromessa, si ritiene che siano molti i bar dell’agro aversano vessati. E’ stato accertato anche che Venosa e Costagliola abbiano imposto al titolare dell’azienda di torrefazione estromesso di non ritirare le sue macchine del caffè poi utilizzate per la marca imposta.

In un’intercettazione Venosa diceva: “Da oggi dobbiamo portare noi il caffè e voi dovete prendere il nostro, quello di prima non lo porterà più. Questa cosa l’abbiamo già detta a tutti i bar”. L’intercettazione è inserita nell’ordinanza d’arresto notificata il 6 luglio ai due arrestati.

Venosa è stato intercettato anche grazie alla collaborazione dei commercianti, stanchi di subire le imposizioni del clan. In un’altra conversazione con un esercente, intercettata qualche mese fa dagli investigatori, Venosa parla del fratello Raffaele, arrestato nel giugno 2012 dai carabinieri insieme ad altri esponenti della famiglia Venosa, detta dei ”Cocchieri” dal soprannome del fondatore Luigi Venosa, storico boss dei Casalesi: “Appena mio fratello esce di carcere sistemerà le cose e comanderà lui”.

Sempre Pietro Paolo Venosa viene intercettato mentre intima al precedente distributore di caffè di abbandonare il settore, procurandogli tra l’altro un danno doppio in relazione alle macchinette fornite in comodato d’uso ai vari locali pubblici: “Devi andare via e le macchinette per il caffè che ha installato le devi lasciare nei bar”.

Michele Centola, capitano dei carabinieri di Casal di principe, spiega che la gente è stanca di subire e denuncia di più: “I commercianti non ce la fanno più a pagare la camorra anche a causa della crisi economica così, rispetto al passato, denunciano più spesso gli estorsori”.

Centola ha poi aggiunto: “E’ capitato che qualche commerciante sia stato costretto a pagare, oltre al pizzo canonico di Natale-Pasqua-ferragosto, anche altre tre tangenti corrispondenti ai settori in cui il clan è oggi attivo, ovvero l’imposizione di gadget pubblicitari, di macchinette video-poker e di caffè. I Casalesi sono comunque fortemente indeboliti da arresti, sequestri e confische, e di ciò ne sono consapevoli gli stessi imprenditori”.