‘Ndrangheta. Gip Gennari: “Giancarlo Giusti salvo per miracolo”

Pubblicato il 29 Marzo 2012 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – ''Giusti e' un personaggio professionalmente dedito al malaffare e che fino ad ora e' riuscito incredibilmente e miracolosamente a salvarsi da ogni conseguenza''. Queste le parole del gip di Milano, Giuseppe Gennari, che ha firmato l'ordinanza per corruzione aggravata da finalita' mafiose a carico del magistrato Giancarlo Giusti.

Il gip presenta nel suo provvedimento la parte dedicata a come il giudice sia riuscito prima ad essere assolto dal Csm nel 2007 e poi 'promosso' dallo stesso Consiglio il 3 novembre scorso. Circa un mese prima della sospensione da parte della Sezione Disciplinare del Csm, perche' il 30 novembre il suo nome comparve nell'inchiesta della Dda di Milano.

Gennari, riprendendo anche 'passaggi' della richiesta di custodia cautelare dell'aggiunto Boccassini e dei pm Storari e Dolci, ricostruisce 'passo passo' la posizione di Giusti davanti al Csm, come uno degli ''elementi'' che lasciano ''attoniti''.

''Tanto per iniziare – scrive il gip – nello svolgimento delle sue funzioni di giudice della esecuzione (a Reggio Calabria, ndr), egli era gia' incappato in guai amministrativi per avere assegnato dei beni nientedimeno che alla societa' del suocero''. Accadeva nel 2005, quando la societa' Tridea di Santo Puntillo, padre dell'ex moglie del magistrato, si aggiudico' un lotto di immobili per quasi 600 mila euro in un'asta di cui si occupo' proprio Giusti.

La vicenda fu ''oggetto di una indagine amministrativa'' che si concluse ''con nota del 16 settembre 2005 a firma dell'Ispettorato Generale del Ministero'' che 'boccio'' l'operato del magistrato. E rilevo' tra l'altro come fosse ''non giustificabile e pregiudizievole per l'immagine della magistratura'' il fatto che Giusti assegnasse le consulenze sulle aste sempre a professionisti 'amici' tra cui l'architetto Fabio Pullano: ''ben 116 (oltre ai 34 incarichi conferiti alla di lui moglie, arch. Delfino)''. E ''la moglie del Pullano'' era nella societa' Tridea che si aggiudico' l'asta.

Per il gip ''se ci pensiamo bene, lo schema Indres (dal nome della societa' con cui Giusti avrebbe agito poi assieme alla 'ndrangheta nelle aste, ndr) altro non e' che la ripetizione dello schema Tridea, che gia' si era rivelato efficace, vincente e impunito''.

Infatti, ''nonostante il procedimento disciplinare – si legge ancora – con sentenza in data 6 luglio 2007 il Consiglio Superiore della Magistratura (consigliere relatore ed estensore Elisabetta Maria Cesqui) assolveva Giancarlo Giusti''.

Questo uno 'stralcio' della motivazione: ''La buona fede riconosciuta dalla stessa indagine amministrativa al dottor Giusti nel tentativo di riorganizzare un ufficio ereditato in condizioni disastrose assume, alla luce dei dati di fatto accertati, un significato determinante''.

Poi pero' intervenne nell'aprile 2010 il Consiglio Giudiziario di Reggio Calabria, che, scrive Gennari, ''evidentemente'' ha ''una sensibilita' diversa da quella romana'' e diede ''parere non positivo in ordine alla terza valutazione di professionalita''', sostenendo che Giusti ha ''operato con inopportuna disinvoltura''.

Insomma, dice il gip, ''nei limiti del linguaggio burocratico consentito dalla sede e dalla natura dell'atto, i colleghi di Giusti gli danno sostanzialmente del delinquente''. Nonostante pero' ''il parere contrario del Consiglio giudiziario, il Consiglio Superiore della magistratura, in data 3 novembre 2011, riconosceva a favore di Giusti il positivo superamento della terza valutazione di professionalita'''.

Il gip riporta anche gli interventi dei consiglieri del Csm. Tra questi: ''Il cons. ROSSI ritiene che quelli compiuti dal magistrato siano errori ingenui, si' da condannare ma da giustificare a fronte di una positiva volonta' di movimentare un settore immobile da tempo in un contesto comunque ostile''; ''Il cons. Pepe ricorda che in taluni casi molte delle forzature fatte da singoli magistrati nel tempo sono divenute oggetto di recepimento legislativo''.

In piu', conclude il gip, ''dagli scritti confessori di Giusti risulta evidente come lo stesso si sia adoperato per perorare la sua causa presso il Consiglio Superiore''.