Ospedali, da Gorizia a Napoli ladri di soldi e salute. Medici, sindacalisti…

di Lucio Fero
Pubblicato il 24 Febbraio 2017 - 14:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ospedali, il luogo dove l’assentarsi dal lavoro, facendo invece figurare che ci sei, è più dannoso e infame nei confronti del prossimo. Un prossimo che è chi sta male e ha bisogno di assistenza e cure. Un prossimo che è anche il cittadino che paga le tasse di cui è fatto lo stipendio di chi si assenta e si finge presente al lavoro. Non è quindi giusto, anzi è ormai troppo pigro e dolce continuare a definirli “furbetti del cartellino”. Gli si fa quasi un complimento, si rende a queste persone quasi una strizzatina d’occhio. Non sono e non dovrebbero essere chiamati “furbetti del cartellino”, sono ladri di soldi pubblici e di salute altrui e così dovrebbero essere definiti.

Da Gorizia a Napoli in un solo giorno: lassù al Nord due medici di un ospedale usavano regolarmente l’ingresso d’emergenza per sparire dal lavoro. Presi sul fatto, sospesi per un anno. Poco, tanto? Medici, professionisti che dovrebbero curare, giuramento di Ippocrate, deontologia, ruolo sociale…niente, chi se ne frega. Prima e più che medici quei due gente che ha come primo valore, anzi valore assoluto fare i propri comodi e fregare il prossimo.

Giù a Napoli, ed è sempre lo stesso giorno, un solo giorno italiano, all’ospedale Loreto a Mare sono novanta e passa gli indagati e 55 quelli messi agli arresti domiciliari. Presi in inconfutabile flagranza di furto di soldi pubblici e di salute altrui. Dovevano lavorare in ospedale e andavano regolarmente chi a giocare a tennis, chi a incrementare il reddito facendo altri lavori. Altri lavori per cui venivano pagati se lavoravano davvero beninteso. Lo stipendio all’ospedale invece correva sicuro e garantito, per prenderlo non c’era bisogno di lavorare. Uno stipendio pubblico infatti e chi lo tocca? Guai a chi lo tocca.

Da Gorizia a Napoli, negli ospedali che è peggio e negli uffici pubblici che quasi ci siamo rassegnati. Se ne sbattono di quel che sta sui giornali, dice la tv, annunciano i ministri, commentano i magistrati. Ogni settimana sentono, leggono “Furbetti del cartellino licenziati…Furbetti del cartellino linea dura…”. Se ne sbattono, si sentono invulnerabili. Sono strafottenti nel delinquere quanto indolenti nel lavorare. Sono impermeabili a richiami e denunce. Sono delinquenti seriali (a Napoli indagine e reati lunghi due anni). Non cambiano modus operandi, non hanno paura, non temono  punizione. Neanche quella del pubblico disprezzo, neanche quella arriva.

Rubano i soldi e la salute degli altri. E sono medici, a Napoli addirittura sindacalisti, anzi perché addirittura? Al di là delle chiacchiere belle da molto tempo si è vestito di sindacalismo la difesa di comportamenti prepotenti e incivili. E sono impiegati, infermieri, burocrati. Si spalleggiano nella società così come si aiutano timbrando falso l’uno il cartellino dell’altro.

Da più anni si legge l’annuncio che per loro la pacchia è finita, che quelli presi in flagranza saranno licenziati entro un mese e comunque sospesi dallo stipendio. Loro scommettono che è solo fumo, che mai nessuno gli toglierà lo stipendio o li licenzierà davvero. Che ci sarà sempre un Tar o una postilla o un garbuglio o una pigrizia della politica e/o della Pubblica Amministrazione che permetterà loro di restare a rubare soldi e salute pubblici. Finora hanno vinto la scommessa. Per questo non smettono.

Tra un mese, trenta giorni dopo la pubblica notizia del furto, vedremo se saranno stati licenziati o no, se lo stipendio corre ancora o no, se rubare negli ospedali soldi pubblici e salute altrui si può continuare a fare oppure no.