Pamela Mastropietro: “corpo scarnificato” per cancellare le prove di contatti fisici

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2018 - 08:43 OLTRE 6 MESI FA
Il corpo di Pamela Mastropietro sarebbe stato fatto a pezzi per eliminare prove di contatti fisici

Pamela Mastropietro (Foto da Facebook)

MACERATA – Il corpo di Pamela Mastropietro, la giovane romana di 18 anni uccisa a Macerata il 30 gennaio, sarebbe stato fatto a pezzi perché i suoi aguzzini volevano eliminare ogni traccia di contatti fisici. Per questo, si legge nelle carte dell’inchiesta riportate da La Stampa, gli indagati “in concorso tra loro procedevano alla scarnificazione del torace e del bacino, alla mutilazione del collo, alla riduzione delle cosce allo stato femorale”.

Di che tipo siano stati i “contatti fisici” tra Pamela e i suoi assassini al momento non è chiaro. Forse di natura sessuale, come lascerebbero intendere le mutilazioni nelle parti intime, delle gambe e del collo. Oppure solo per eliminare le impronte lasciate quando la ragazza è stata colpita, ancora viva, alla pancia con un coltello, probabilmente dopo essere stata spinta contro un mobile o colpita con un oggetto alla tempia sinistra. Per eliminare tutto quel che poteva ricondurre a loro gli aguzzini della diciottenne romana hanno poi usato litri di candeggina, nel tentativo vano di far sparire le tracce di sangue.

Gli investigatori parlano di “un omicidio efferato”. Le risposte del Ris saranno decisive per attribuire eventuali responsabilità dei quattro indagati, in particolare dei tre fermati per omicidio, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e spaccio: Lucky Desmond, Awelima Lucky e Innocent Oseghale, al momento tutti in carcere al Montacuto di Ancona.

Il quarto indagato, a differenza degli altri, sta mostrando un atteggiamento “collaborativo”. Finora è stato considerato quasi più un testimone ed è indagato tecnicamente in modo da essere sottoposto ad accertamenti irripetibili. Il suo ruolo però sembra marginale, tanto che fonti investigative ammettono che non c’è molto di nuovo rispetto a ieri.

Per Lucky Desmond e Awelima Lucky, in carcere da sabato, la prova del nove la darà il gip di Macerata  chiamato a convalidare i fermi. La decisione del gip potrà basarsi su un quadro più ampio di quello vagliato dopo l’arresto di Innocent Oseghale, 29 anni, residente nella mansarda di via Spalato, fermato il giorno stesso del ritrovamento del corpo. In quel caso il gip aveva escluso l’accusa di omicidio (di cui è ancora accusato) dalla convalida.

Ma il responso preliminare del medico legale, ribadiscono gli inquirenti, indica che le due coltellate all’altezza del fegato e il colpo a una tempia riscontrati sul corpo sarebbero stati inferti quando Pamela era viva. L’esame istologico, di cui l’esito è atteso a giorni, dovrà cristallizzarne il verdetto.

Gli investigatori ritengono di aver trovato tra i coltelli da cucina sequestrati nella casa anche quello con cui sarebbe stata finita la giovane donna. Ma serve anche l’esito degli accertamenti tossicologici per capire se Pamela avesse assunto eroina e se avesse accusato un malore.

Tra le ipotesi c’è quella di un tentativo di violenza sessuale finita in tragedia, ma solo i risultati degli esami medico legali sui reperti potranno dare concretezza a questi sospetti. Quanto alle condizioni del corpo, sezionato in maniera ‘professionale’, gli investigatori non cercano un esperto di ‘chirurgia’. L’ipotesi è che qualcuno degli indagati avesse competenze per farlo, nonostante avessero svolto lavori solo da artigiani, per esperienze maturate in patria.