“Amore, ammazzalo quello sbirro di m…”. A Parma ventunenne condannata a 10 mesi di carcere

Pubblicato il 4 Giugno 2010 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA

Piazza Garibaldi a Parma

“Amore, ammazzalo quello sbirro di m…”. Una frase sbagliata e una 21enne veronese domiciliata a Parma dovrà scontare dieci mesi di reclusione. La ragazza, infatti, è stata una dei protagonisti di un’aggressione avvenuta ai danni di un poliziotto in borghese da parte di un gruppo di maghrebini in via Garibaldi, nel centro della città emiliana.

Era il 26 ottobre 2009. Un agente, fuori servizio, stava trascorrendo la giornata con la moglie, il suocero e i due figli piccoli nel negozio di famiglia. D’un tratto si sente un boato. Una bicicletta elettrica con in sella due giovani extracomunitari si schianta contro la sua auto parcheggiata. L’uomo si precipita di fuori per verificare cosa è successo: l’automobile è stata danneggiata. “Sbirro di m…” si sente chiamare. A quel punto chiede ai ragazzi di mostrargli i documenti e quelli, per tutta risposta, iniziano a spingerlo e strattonarlo.

La via è affollata, ci sono altri ragazzi lì attorno che si gustano la scena, nessuno muove un dito per aiutare il poliziotto. Anzi. Intervengono altri giovani maghrebini che lo accerchiano, partono dei pugni. Nel gruppo spicca una ragazza. L’unica italiana, è bionda e incita il fidanzato a pestare l’agente. “Amore, ammazzalo quello sbirro di m…”.

Qualcuno chiama la polizia, alla fine arrivano le volanti. Gli aggressori si danno alla fuga e travolgono una signora che cade a terra. La ragazza però è stata riconosciuta grazie ad alcune foto segnaletiche durante un’udienza del processo, che si è svolta giovedì, da una testimone e dal suocero della vittima. “L’ho notata perché sembrava proprio una ragazzina appena uscita da scuola  mi sono chiesta ‘ma che cosa ci fa con certa gente?” ha dichiarato in aula una testimone.

La giovane è stata denunciata per concorso morale in lesioni e ingiurie. A fronte di una richiesta del pubblico ministero di 7 mesi, la 21enne è stata condannata a 10 mesi di reclusione con pena sospesa, condizionata dal risarcimento dei danni materiali e morali alla parte lesa da quantificare in sede civile.