Porto Recanati, tra i resti umani nel pozzo potrebbe esserci la 15enne Cameyi Mossamet scomparsa 8 anni fa Porto Recanati, tra i resti umani nel pozzo potrebbe esserci la 15enne Cameyi Mossamet scomparsa 8 anni fa

Porto Recanati, tra i resti umani nel pozzo potrebbe esserci la 15enne Cameyi Mossamet scomparsa 8 anni fa

Porto Recanati, tra i resti umani nel pozzo potrebbe esserci la 15enne Cameyi Mossamet scomparsa 8 anni fa
Porto Recanati, tra i resti umani nel pozzo potrebbe esserci la 15enne Cameyi Mossamet scomparsa 8 anni fa

MACERATA – Tra i resti umani trovati in un pozzo a Porto Recanati (Macerata) potrebbero esserci anche quelli di Cameyi Mossamet, la 15enne bengalese scomparsa da Ancona la mattina del 29 maggio 2010.

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Di Cameyi si erano perse le tracce otto anni fa, quando una mattina di maggio non arrivò mai alla scuola media Marconi. All’epoca le tracce seguite dagli investigatori portarono proprio all’Hotel House, un grattacielo multietnico fatiscente regno di degrado e spaccio di droga, nei pressi del quale si trova il macabro pozzo. L’ipotesi era che Cameyi si fosse recata con il suo amico del cuore all’interno del palazzo. La ragazzina non venne mai ritrovata e l’inchiesta non portò alcun esito.

Ma ora a riaccendere i riflettori sul suo caso potrebbero essere un paio di scarpette bianche ritrovate in quel pozzo degli orrori a Porto Recanati. Una sorta di cimitero degli “invisibili”, secondo gli investigatori, migranti irregolari i cui corpi non sono mai stati reclamati. I resti sono stati rinvenuti in diversi punti nei pressi di un casolare abbandonato vicino all’enorme grattacielo in cui vivono nel più totale degrado più di duemila persone. Un “ghetto” più volte balzato agli onori delle cronache per episodi di criminalità, per lo più legati allo spaccio.

Al momento la polizia, coordinata dal pm di Macerata Rosanna Buccini, non esclude che quello che sta emergendo dagli scavi possa essere appunto una sorta di “cimitero”, utilizzato per nascondere cadaveri mai reclamati da nessuno. In fondo al pozzo c’erano una scarpa bianca, brandelli di foulard e di maglia.

Elementi, questi, che hanno portato gli inquirenti a sospettare che parte di quei resti possano appartenere a Cameyi Mossamet. Sarà ora l’esame del Dna a poter dare risposte sull’identità di quei resti esaminati dai medici legali Roberto Scendoni e Mariano Cingolani.

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