Roma: 140 rifugiati politici nell’ambasciata somala. Tra ratti e rifiuti…

Pubblicato il 27 Dicembre 2010 - 15:20 OLTRE 6 MESI FA

Oltre 140 rifugiati politici stipati nell’ex ambasciata somala di Roma. La denuncia è arrivata dall’organizzazione umanitaria Medici per i Diritti Umani, che ha descritto le condizioni in cui versa l’edificio situato in via dei Villini.

Per questo la Medu ha rivolto un appello a Comune e Provincia di Roma, Regione Lazio e ministero dell’Interno, affinché “una volta per tutte si metta un punto fermo a quello che è diventato ormai un ”caso” allarmante”.

Quella in cui sono stati ammassati gli immigrati è infatti una costruzione fatiscente, con balaustre e soffitti pericolanti. Non c’è luce, né riscaldamento, né acqua calda.

I rifugiati sono costretti dunque a vivere nei locali un tempo adibiti a garage, tra rifiuti, ratti che circolano indisturbati, calcinacci, vecchi mobili ammuffiti. I pochi locali ”vivibili” sono occupati da giacigli di fortuna dove i rifugiati sono costretti a vivere in uno stato di sovraffollamento e scarsa areazione. Le condizioni igienico-sanitarie sono disastrose. Restano funzionanti solo due servizi igienici, in condizioni a dir poco precarie (uno di essi è una buca collegata al sistema fognario).

Vi sono solo tre punti di erogazione dell’acqua che in questi giorni, a causa del freddo pungente, sono praticamente inservibili ai fini dell’igiene personale. Per la cottura degli alimenti i rifugiati utilizzano dei vecchi fornellini da campo assai poco sicuri, in spazi angusti e in vicinanza di materiali facilmente infiammabili.