Rignano sull’Arno, ponte San Clemente crolla. E Renzi?

Rignano sull'Arno, ponte San Clemente crolla. E Renzi?
Rignano sull’Arno, ponte San Clemente crolla. E Renzi? (foto Lapresse)

RIGNANO SULL’ARNO – Il ponte di San Clemente, a Rignano sull’Arno, rischia di crollare da un momento all’altro. La battuta viene spontanea: mentre Renzi tenta di rivoluzionare l’Italia, il paese vicino Firenze in cui è cresciuto rischia di perdere uno dei suoi luoghi simbolo.

La questione è molto dibattuta sui giornali locali, specialmente su Valdarno Post. Scrive Glenda Venturini:

Quelle crepe sul ponte mediceo di San Clemente, fra Rignano e Reggello, finiscono ora anche sul tavolo del Consiglio metropolitano. Ad interrogare la Metrocittà, infatti, è Matteo Palani, consigliere di Linea civica, che chiede spiegazioni su quanto sta avvenendo al ponte, e su quali saranno le prossime misure.

“Il Ponte Mediceo di San Clemente – ricorda il consigliere – risulta gravemente lesionato dal 24 giugno 2008, quando si è verificata la rottura di due delle quattro barre di acciaio, che svolgono funzione di tirante all’arcata destra del ponte; dopo una chiusura temporanea, il ponte fu riaperto al transito dei mezzi leggeri e con una limitazione del senso unico alternato, con pesanti disagi per i cittadini. Ora, a distanza di sette anni dall’ultima rottura, i cittadini e il Comune di Rignano hanno segnalato delle lesioni e degli ammaloramenti vicino ai giunti sui marciapiedi e alla balaustra”.

Eugenio Bini invece traccia una bella e completa storia del ponte, della quale pubblichiamo solo un estratto:

Le due vite del ponte
“La storia del ponte si può dividere in due parti: una prima – a tutt’oggi solo ipotizzata – legata all’epoca in cui i Romani costruirono la deviazione dalla Cassia Vetus che, attraversato l’Arno nei pressi di Rignano, raggiungeva Firenze, evitando la curva che tale strada faceva andando oltre Pontassieve. Una seconda documentata da numerose testimonianze scritte. La prima è frutto di ipotesi che tendono ad escludere la costruzione di una strada così importante non corredata da uno stabile passaggio sull’unico grande fiume da attraversare magari solo in legno o con un ponte di barche”.

La seconda parte è documentata accuratamente – seppur con qualche decennio di vuoto, nei vari secoli: “dopo una sua prima citazione nel 1225, ancora non chiara del tutto per quanto riguarda la posizione – occorre arrivare al 1295, quando il ponte è rammentato da un notaio che rogava nel mercatale di Leccio. Dal 1300, dall’epoca medicea fino al ‘800 il ponte di Rignano ha sempre rappresentato uno snodo fondamentale non solo per il commercio ma anche per la transumanza. Ma che ha creato enormi problemi e grandi finanziamenti nel corso dei secoli per la sua instabilità. Da una parte per l’azione dell’Arno – “un torrente con sfrenate ambizioni di fiume” come lo ha descritto il cronista Sandro Bennucci – dall’altra soprattutto per l’incessante movimento della collina sul fianco destro.

Una escalation senza fine di disastri
“Se per gli altri ponti valdarnesi, ancorché più antichi, sono arrivati a noi ricordi più frammentari, le ricerche per quello rignanese ci hanno rivelato molti episodi della sua “seconda” e più nota vita. Una conoscenza che, più che alla sua importanza, lo dobbiamo prevalentemente ai tanti guasti causati dal movimento che la collina di destra ha operato verso il fiume e alle relative soluzioni – talvolta bizzarre – per rimetterlo in sesto, senza per questo interrompere la sequela di nuove e continue rovine”. Il prezzo da pagare – sottolinea Lembo – è stato altissimo: “Un complesso di interventi che, anche per l’oneroso aspetto economico, ha denotato almeno una sottovalutazione del problema e del quadro viario di riferimento”.

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