Milano, niente case ai rom. Tettamanzi contro la Moratti: “Patti violati, pronti alle vie legali”

Pubblicato il 8 Ottobre 2010 - 09:02 OLTRE 6 MESI FA

Non chiedono privilegi per i rom, ma il rispetto degli impegni presi, e le case è uno di questi. Con un documento nato dal confronto tra gli enti gestori dei campi rom autorizzati di Milano (Cooperativa Farsi Prossimo, Casa della Carità, Centro ambrosiano di solidarieta’), promosso da Monsignor Erminio De Scalzi su delega dall’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi e insieme alla Caritas Ambrosiana, la Chiesa Ambrosiana chiarisce la sua linea pastorale sulla questione rom e delle case per gestire l’emergenza del dopo sgomberi, paventando anche azioni legali in caso di mancato rispetto dei patti sottoscritti.

”Promuovere la legalità, specie per le Istituzioni, – si legge in uno dei passaggi chiave dello scritto diffuso da Monsignor De Scalzi – significa anche rispettare gli impegni sottoscritti. Venir meno a questi patti, mentre avvia conseguenze legali ed economiche, compromette la credibilità e il senso delle stesse Istituzioni”. Per questo, ”auspichiamo un sussulto di responsabilità per le Istituzioni civili interessate affinchè i processi avviati possano continuare: per il bene delle famiglie rom e dei cittadini tutti”.

Quello che vive la Chiesa Ambrosiana è ”un momento di grande incertezza circa la prosecuzione della collaborazione con le Istituzioni pubbliche sulla questione rom”’. Incertezza dovuta anche al fatto che ”con lo slogan più volte urlato ‘nessuna casa Aler ai rom’ si è rivestito di ideologia e discriminazione – stigmatizza il documento – la ricerca di soluzioni per una questione che meriterebbe ben altra intelligenza”.

C’è preoccupazione anche per gli smantellamenti dei campi di via Triboniano, via Novara e via Idro annunciati per le prossime settimane che ”costringeranno alla strada decine di famiglie rom se non interverranno quelle soluzioni abitative alternative proposte, concordate e sottoscritte da Comune e Prefettura. Lo sgombero dei campi senza alternative costruttive espone al grave rischio – denuncia la Chiesa Ambrosiana – di interrompere i percorsi virtuosi fin qui attivati, creando un problema di sicurezza per tutti i cittadini”.

Sul polverone sollevato dall’assegnazione di 25 alloggi popolari ai rom, la Chiesa Ambrosiana sottolinea che non chiede ”privilegi per i nomadi nell’accedere alla casa, superando altri cittadini in graduatoria per le case popolari”. Però, con la chiusura dei campi di via Triboniano, con le sue 104 famiglie, e di via Novara, con i suoi 35 nuclei, decisa dalle istituzioni, ”servono misure adeguate ed eccezionali quali il ricorso a quella riserva di unità abitative – regolata da apposite normative – non destinata alle graduatorie ma a casi come questi”.

Ferma restando l’offerta e la domanda di un rapporto ”leale e schietto” con le istituzioni, la Chiesa Ambrosiana ritiene ”inaccettabile che si tenti di scaricare all’azione caritativa della Chiesa l’onere di trovare soluzioni a questioni di competenza di chi ha la responsabilità di amministrare”.