Roma, cade per colpa di una buca ma viene condannata: dovrà pagare 30mila al Comune

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Gennaio 2019 - 18:55| Aggiornato il 5 Settembre 2019 OLTRE 6 MESI FA

Roma, cade per colpa di una buca ma viene condannata: dovrà pagare 30mila al Comune

ROMA – Cadere per colpa di una buca e dover risarcire il Comune. E’ accaduto a Roma, come racconta una sentenza della Corte di Cassazione riportata da La Repubblica oggi 26 gennaio.

“Una professoressa universitaria di 76 anni siciliana, ma romana d’adozione, dovrà pagare 30mila euro per aver messo il piede in fallo ed essersi rotta il braccio”, si legge nell’articolo. “La vittima di un cratere di via Taro, una delle strade principali del quartiere Trieste, aveva chiesto 100mila euro per l’infortunio. Pretesa bocciata in pieno dagli ermellini: non è colpa del comune se le strade sono tutto un rattoppo ed è facilissimo imbattersi in una buca. Piuttosto i residenti tengano gli occhi aperti”. 

Confermando la sentenza della Corte d’appello, i giudici del Palazzaccio hanno ritenuto che la voragine fosse “non occultata da foglie o cartacce, perfettamente visibile, avvistabile da qualunque pedone che avesse attraversato la strada con un minimo di diligenza”. Hanno confermato la versione dell’avvocatura capitolina, una memoria in cui si parla di “comportamento incauto della danneggiata”, perché “un utente ha l’obbligo di prudenza e diligenza in una strada pubblica”. Traduzione: la colpa dell’incidente è tutta della vittima. Che ora dovrà pure risarcire sia il Comune che la ditta che avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione di quella strada.

Alla fine è passata la linea sostenuta anche negli ultimi giorni dai legali del Campidoglio. Nel tentativo di difendersi dall’ennesima richiesta di risarcimento, hanno pensato bene di scrivere che “la presenza su strade pubbliche di sconnessioni, avvallamenti e altre irregolarità non costituisce un evento straordinario ed eccezionale, ma rappresenta, al contrario, una comune esperienza rientrante nell’id quod plerumque accidit (ciò che accade più volte) e, dunque, deve essere tenuta ben presente dagli utenti della strada che, quindi, hanno l’obbligo di comportarsi diligentemente per sé e per gli altri”. Una posizione che ha scatenato polemiche.