Romanità: via Nomentana, vietare carreggiata centrale alle due ruote! Divieto c’è da 36 anni! Nessuno se lo fila

Romanità, forme della irriformabile vita collettiva a Roma: troppi incidenti e vittime, vietare carreggiata centrale alle due ruote a via Nomentana. Parte la richiesta/proposta. Ma il divieto c'è da 36 anni e da 36 anni nessuno se lo fila.

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Ottobre 2022 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
Romanità: via Nomentana, vietare carreggiata centrale alle due ruote! Divieto c'è da 36 anni! Nessuno se lo fila

Romanità: via Nomentana, vietare carreggiata centrale alle due ruote! Divieto c’è da 36 anni! Nessuno se lo fila FOTO ANSA

Romanità e cioè condizioni reali di vita collettiva e associata a Roma. Abitudini, anzi habitat. Solo alcune per carità, tanto per dare un’idea della crisi climatica, laddove il clima è quello della convivenza civile. La lunga strada dal nome Cristoforo Colombo, la più pericolosa e densa di incidenti. Seconda sul podio della pericolosità e letalità è via Nomentana nell’ampio tratto da Porta Pia a Batteria Nomentana. Troppi incidenti, feriti, morti su questa strada, ai suoi incroci e nelle sue corsie. E si leva una richiesta, una proposta, un appello: vietare la carreggiata centrale di via Nomentana alle due ruote, di modo che restino sulle laterali e non mischino, con ora, le loro traiettorie e direzioni e svolte con quelle delle auto. E in più, ovviamente, limite di velocità sulla via Nomentana. Si faccia, si faccia subito! Romanità: quel divieto di carreggiata centrale per cicli e motocicli c’è da 36 anni! Trentasei fa anni l’apposita ordinanza. Da 36 anni il divieto non se lo fila nessuno, a memoria di un paio di generazioni di automobilisti e motociclisti mai saputo, mai filato. Così come il limite di velocità, ma davvero?

Romanità numero due

558 chili di rifiuti l’anno pro capite prodotti. E allora? Allora a Milano sono, pro capite, 479 chili. Passi per Milano…Ma a Napoli (Napoli!) i chili di rifiuti pro capite sono 486. Un abitante della Capitale in media fa 72 chili di rifiuti l’anno in più di un abitante di Napoli. Romanità numero tre: il 45 per cento dell’acqua potabile a Roma viene sprecata, perduta, persa nei tubi e per strada. Difficile trovare un’altra Capitale all’altezza di questa performance.

Romanità numero quattro

Depenalizzata la sosta in doppia fila, il parcheggio dei furgoni sui marciapiedi agli incroci e sulle strisce pedonali (stamo a lavorà!), l’eccesso di velocità, l’uso dello smartphone alla guida. Depenalizzati, non tollerati. Insomma si può fare e si fa.

Romanità numero…numero il più grande e il più vero: nulla e nessuno convincerà/costringerà mai i Vigili Urbani a lavorare in maniera organizzata e utile, così come nulla e nessuno potrà ricondurre i dipendenti Atac, Ama e ogni altra partecipata pubblica e comunale a postura sociale diversa da quella lo stipendio certo, per lavorare poi ci vuole un extra. E nulla potrà fermare legioni di bravi e comuni cittadini che la monnezza la buttano dove gli pare e capita, materassi e frigo compresi. E nulla fermerà l’utilità sperimentata e consolidata per aziende e aziendine di “conferire” agli sfasci e e discariche abusive: si risparmia, si fa girare il soldo. E nulla e nessuno modificherà la forma che la vita collettiva e associata ha preso in quel di Roma: non affidarsi a nulla di pubblico, non fidarsi del prossimo, fare come ti pare in una sorta di illegalità di sopravvivenza. La cittadinanza, l’essere cittadini a Roma non cambia forma e non è questione di sindaci o assessori, la cittadinanza a Roma è come il socialismo realizzato: irriformabile nella sua deformità.