San Raffaele, Daccò in manette in tribunale. “Violati diritti dell’uomo”

Pubblicato il 8 Novembre 2012 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA
San Raffaele, Pierangelo Daccò in manette in tribunale. Il legale: “Violati i diritti dell’uomo”         (Foto Lapresse)

MILANO – In tribunale con le manette, un nemico pubblico da tenere con le mani legate:  la carcerazione di Pierangelo Daccò, condannato a 10 anni per il crac del San Raffaele e indagato nell’inchiesta sul caso Maugeri, rischia di diventare “un caso di interesse per la Corte dei diritti dell’uomo“. La denuncia arriva dal legale di Daccò, l’avvocato Gian Piero Biancolella, che ha consegnato un comunicato ai cronisti accorsi al settimo piano del tribunale di Milano, dove giovedì mattina  l’uomo Daccò è stato interrogato nell’ambito di un inchiesta per riciclaggio, dalla magistratura svizzera. Nella nota l’avvocato Biancolella spiega che ”il tribunale del riesame ieri ha ancora una volta rigettato la richiesta di scarcerazione o di attenuazione della misura cautelare”, disposta per il caso San Raffaele. Daccò deve dunque restare in carcere dopo la condanna per il crac del gruppo ospedaliero mentre per l’inchiesta sul caso Maugeri, nella quale è indagato anche Roberto Formigoni, sono scaduti i termini di custodia cautelare.

“Oggi Pierangelo Daccò – spiega il legale nel comunicato – è stato condotto in questo tribunale con gli schiavettoni ai polsi“. L’avvocato prende in prestito l’espressione usata da Giuliano Ferrara nel 1992 a proposito delle manette apposte ai polsi dei detenuti in attesa di giudizio. Salvo poi chiarire che ”il problema” non e’ che il suo assistito sia stato portato in tribunale in manette, ma la questione è che ”sta subendo una carcerazione preventiva da oltre un anno” per il caso San Raffaele. ”Certo che da cittadino – ha aggiunto l’avvocato – preferisco che i detenuti giungano non in manette, ma è un’altra problematica”.

Lui, si legge ancora nel comunicato, ”è oggi l’unico detenuto” per i fatti del San Raffaele. Secondo Biancolella ”la custodia cautelare non deve costituire espiazione anticipata della pena”. Il legale chiarisce che ha ”voluto esprimere ad alta voce queste considerazioni da cittadino, prima ancora che da difensore di Daccò”. Per l’avvocato, quella che sta subendo Daccò, finito in carcere nel novembre 2011, è ”una custodia cautelare di durata quanto meno statisticamente inusitata”.

Secondo l’avvocato poi, Daccò viene accusato di una distrazione di circa 5 milioni di euro, nell’ambito di una bancarotta miliardaria che molto probabilmente fonda le proprie origini in una gestione ritenuta censurabile che risale agli inizi degli anni ’80 , quando Daccò non aveva alcun rapporto con il San Raffaele”.