Scuola, fabbrica, ufficio: a quanti gradi deve stare il riscaldamento

Pubblicato il 3 Gennaio 2013 - 11:16 OLTRE 6 MESI FA
Scuola, fabbrica, ufficio: a quanti gradi deve stare il riscaldamento

ROMA – Il riscaldamento consigliato nelle scuole è tra i 17 ed i 20 gradi, in fabbrica tra i 15 ed i 17 gradi. Nelle palestre la temperatura scende tra i 16 e i 17, dove il freddo per chi si muove è l’ultimo dei problemi. Sale invece nel caso dei ristoranti, dove nelle cucine le temperature sono tra i 20 ed i 22 gradi. Il limite massimo di temperatura in inverno è di 20 gradi ed è fissato dal Dpr 55/99, mentre in estate si aggira tra i 26 ed i 27 gradi. Anche l‘umidità relativa dell’ambiente è stabilita: perché il comfort termico sia ottimale il valore è tra il 40 ed il 60%.

Regolare il riscaldamento poi comporta un risparmio economico che non va sottovalutato. Per una famiglia media che regola il termostato sui 20 gradi il risparmio medio si attesta a circa 200 euro. Obiettivo risparmio anche quello della fonderia Tekfor Neumayer, azienda della Valsusa, che tra le polemiche ha deciso di abbassare i riscaldamenti da 18 a 16 gradi per non dover licenziare i propri operai. Travolta da una crisi di liquidità, che avrebbe portato al fallimento dell’azienda e al licenziamento di circa mille operai, la Tekfor ha scelto di abbassare il termostato nell’ambiente di lavoro.

Repubblica spiega la situazione della Tekfor:

“E’ in crisi di liquidità da quando il tribunale ha disposto l’amministrazione controllata della casa madre per scongiurare il fallimento e sono stati tagliati i fondi per il funzionamento delle sedi estere. Addirittura, o per fortuna, con i 17 milioni di deficit non può neanche licenziare parte dei lavoratori perché non ha abbastanza soldi per pagare le liquidazioni, gli incentivi e gli ammortizzatori sociali.

Stando così i conti non c’era denaro per pagare il salario di gennaio e Roberto Peiretti, amministratore delegato delle sedi di Avigliana e Villar Perosa, ha tracciato la sua revisione delle spese, raschiando il fondo del barile. Ha ridotto del 20 per cento lo stipendio dei dirigenti e in percentuale minore quello dei quadri e dei funzionari. Inoltre sono state tagliate le auto aziendali di grossa cilindrata, così come i telefoni cellulari e le consulenze esterne”.

La scelta dell’amministratore delegato Peiretti, accettata malvolentieri dagli operai che hanno scelto tra i riscaldamenti e rimanere senza stipendio, è stata contestata dalla Fiom-Cgil, con Marinella Baltera che ha dichiarato:

“In questi giorni è in corso una polemica con l’azienda per questa decisione. A metà dicembre era stato prospettato di abbassare il riscaldamento e noi ci eravamo opposti. Prima dello stop per le feste natalizie è anche accaduto che di sabato e domenica, quando per il ciclo continuo i lavoratori sono ridotti, l’impianto si sia fermato del tutto. Ora vedremo cosa accadrà la prossima settimana alla ripresa della produzione”.

Federico Bellono, segretario provinciale Fiom, ha detto:

“In tempi di crisi va di moda parlare di spending review, ma l’alternativa tra riscaldamento e stipendio non è accettabile. In questa fase più che in altre ci sono tentativi di risparmi a tutti i costi, ma è evidente che ci sono questioni che non possono essere oggetto di scambio. In anni di sindacato non è la prima volta che si pone sul piatto dei tagli la questione della temperatura. Dal punto di vista legale ci sono norme che regolano i termostati, che tuttavia vengono stiracchiate. Ma soprattutto si tratta di misure che possono essere un boomerang per l’azienda perché in un ambiente poco salubre ci si ammala più facilmente e si rischia di aumentare l’assenteismo”.