Scuola. Professori, il Veneto li pagherà di più

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Ottobre 2018 - 10:48 OLTRE 6 MESI FA
Scuola. Professori, il Veneto li pagherà di più

Scuola. Professori, il Veneto li pagherà di più

ROMA – La regione Veneto si prepara a pagare docenti e personale scolastico più che nel resto d’Italia. Le parole chiave sono “autonomia”, cioè il percorso di autonomia decisionale e operativa rispetto allo Stato centrale cominciato con il sì al referendum promosso dalla Lega l’anno scorso  e “contratto”, cioè l’applicazione istituzionale che gli alleati dei 5 Stelle al governo nazionale dovranno garantire in tempi brevi.

Autonomia che riguarda 21 ambiti, in questo caso quello cruciale della scuola. La prima novità, annunciata, dallo stesso presidente della regione Veneto Zaia, è appunto la volontà di pagare di più i professori. Lo spiega al sito OrizzonteScuola.it l’assessore all’Istruzione e al lavoro del Veneto Elena Donazzan. Pagherete di più i vostri docenti? 

“La risposta è sì. Nella Scuola Primaria, che per tanti motivi io reputo la più importante fra tutti i cicli scolastici, lo stipendio netto di un insegnante è di 1.200-1.300 euro al mese. Un modello che non può reggere. Infatti è scomparsa quasi del tutto la figura del maestro, proprio perché molti uomini si rifiutano di lavorare con compensi simili e preferiscono fare altro. A risentirne è il modello educativo, con la bilancia che pende fortemente verso l’insegnamento da parte di figure femminili. Ma la società che poi trovano i ragazzi crescendo è formata da donne e uomini, non soltanto da donne. A prescindere da questioni di genere, maestre e maestri andrebbero pagati di più, stimati di più perché la loro professione è strategica per il futuro del Paese. Solo da noi, per anni è stata portata avanti una follia sul piano delle regole sul lavoro: l’assunzione “con riserva”. Altrove i diplomati magistrali sarebbero persone encomiabili, da noi li licenziano”. 

La proposta ha raccolto finora il sostegno del leader Salvini, i dubbi del ministro dell’Istruzione Bussetti, il no dei sindacati che non vogliono scuole di serie A e B. Dal punto di vista istituzionale la partita è gestita in primo piano dal ministro degli Affari Regionali e le Autonomie, la leghista Erika Stefani, che fa il punto della situazione: “Io sono pronta, ora conta il rispetto del contratto di governo. L’autonomia è un percorso partito dalla gente ed è una strada a senso unico. Indietro non si può tornare. Sono certa che i cinque stelle rispetteranno la volontà dei cittadini che per la Lombardia e il Veneto si sono espressi attraverso un referendum che è un sistema di democrazia partecipata nel quale i 5 stelle credono fortemente”.