Siria, liberati i 4 giornalisti italiani: “Stiamo tutti bene”

Pubblicato il 13 Aprile 2013 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Stiamo tutti bene”: sono le prime parole pronunciate dai quattro giornalisti italiani, un reporter Rai e tre freelance, liberati in Siria. I 4 erano stati fermati nel nord della Siria il 5 aprile scorso, al confine con la Turchia. Si tratta di Amedeo Ricucci, inviato della Rai, dei freelance Elio Colavolpe e Andrea Vignali e della giornalista italo-siriana, Susan Dabbous.

”Stiamo bene, stiamo tutti bene. Ci hanno trattati bene e non ci hanno torto nemmeno un capello”, sono state le prime parole dopo la liberazione di Ricucci all’ANSA. ”Eravamo in mano a un gruppo islamista armato che non fa parte dell’Esercito libero siriano”, ha raccontato. ”E’ stato un malinteso”, ha assicurato, ribadendo che il gruppo sta bene ma che “ovviamente la privazione della libertà è una tortura psicologica”.

I quattro erano arrivati in Siria, nella zona di Guvecci controllata dai ribelli, il 2 aprile scorso, per un programma della trasmissione Rai La Storia siamo noi. Ricucci aveva annunciato sul suo blog, alla vigilia della partenza, che con i suoi collaboratori sarebbe stato in Siria dal primo al 15 aprile, realizzando collegamenti ogni giorno via Skype con un gruppi di studenti di San Lazzaro di Savena.

Le loro tracce si erano perse il 4 aprile, quando nel pomeriggio era previsto il collegamento con i ragazzi di San Lazzaro, ma i cellulari Gsm e satellitare di Ricucci e degli altri componenti della troupe sono risultati da allora irraggiungibili. Secondo le prime informazioni, i giornalisti sono stati trattenuti dai ribelli qaedisti della Jabat an Nusra.

“Desidero ringraziare – ha affermato Monti in una nota – l’Unità di Crisi della Farnesina e tutte le strutture dello Stato che con impegno e professionalità hanno reso possibile l’esito positivo di questa vicenda, complicata dalla particolare pericolosità del contesto”.

Monti, che ha seguito il caso sin dall’inizio, ha manifestato anche la sua “gratitudine agli organi di informazione che hanno responsabilmente aderito alla richiesta di attenersi ad una condotta di riserbo, favorendo così la soluzione della vicenda”.