Stagisti: lavorano come dipendenti, costano poco. Uno studio: tanti gli abusi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Dicembre 2013 - 15:24 OLTRE 6 MESI FA

stagistiROMA – Lo stage per risparmiare sul costo di un contratto vero e proprio: non è una novità, anzi, e solo di recente la conferenza Stato-Regioni ha introdotto l’obbligo da parte delle aziende di dare un compenso minimo che varia da Regione a Regione.

Ma secondo un’inchiesta chiamata Ho.stage (promossa dalla Camera del lavoro) lo stage in tempo di crisi è in crescita, perché permette di avere per 3-6 mesi un lavoratore a tutti gli effetti ma che costa molto meno di un contratto a tempo determinato. Nato come esperienza di formazione per imparare un mestiere, lo stage viene ormai offerto per qualsiasi ambito lavorativo, anche là dove non è necessaria una lunga formazione. Ecco cosa racconta Il Fatto Quotidiano:

“Purtroppo il fenomeno dello stage come formula per risparmiare sul costo del lavoro è in crescita”, racconta Matteo Negri, collaboratore della Camera del lavoro di Bologna e responsabile della campagna Ho.Stage, un’inchiesta volta a delineare “le ombre, le contraddizioni, le ambiguità di questo strumento perennemente in bilico tra opportunità formativa e forma di sfruttamento di lavoro sottopagato (quando non del tutto gratuito) e non tutelato”. “Originariamente il tirocinio nasce come modalità formativa non retribuita in quanto, appunto, volta a imparare una professione. Queste disposizioni, previste dal pacchetto Treu, però, sono state modificate quando le istituzioni hanno capito che in realtà spesso le cose non stavano così: perché non solo lo stagista è, in molti casi, un lavoratore a tutti gli effetti, senza alcuna tutela, ma è impiegato per svolgere lo stesso ruolo di chi è assunto con un contratto”.

Il Fatto fa alcuni esempi di offerte di stage:

Ad Anzola Emilia, ad esempio, il Toys Center, catena di negozi specializzata nella vendita di giocattoli, cerca stagisti da impiegare come commessi, remunerandoli attraverso un rimborso spese di 600 euro mensili a fronte di un’orario lavorativo uguale a quello dei colleghi assunti, 40 ore settimanali. Stesso discorso a Faenza o a Reggio Emilia, dove uno stagista – commesso deve lavorare lo stesso numero di ore di chi è contrattualizzato, quindi full time con “flessibilità”, disponibilità cioè per i festivi, ricevendo però un rimborso spese da 500 – 600 euro al mese. A Piacenza un minimarket cerca un addetto alle vendite “tuttofare, serio e volenteroso”: 40 ore settimanali per 400 euro mensili. Ovviamente “si richiede puntualità, senza problemi di orari e di giornate”. Ancora, a Bologna un negozio specializzato nella vendita di prodotti casalinghi cercava uno stagista da collocare come addetto alla vendita, “neolaureato o neodiplomato”, per “sistemare la merce, accogliere i clienti, tenere in ordine in negozio e seguire il magazzino”, sempre 40 ore settimanali, rimborso spese di 500 euro mensili e a San Lazzaro, appena fuori città, la Conad recluta commesse e cassiere tirocinanti: 40 ore lavorative settimanali, orario fisso su turni, un giorno di riposo e 600 euro al mese. “Quando le dipendenti del Conad prendono almeno il doppio”, precisa la Filcams Cgil di Bologna.