UDINE – I docenti e il personale del Terzo Istituto Comprensivo di Udine si sono stretti intorno al loro preside, Livio Bearzi, in carcere da martedì perché condannato a 4 anni di reclusione per gli studenti morti a L’Aquila la tragica notte del 6 novembre 2009. All’epoca Bearzi era preside del Convitto Nazionale, crollato durante il terremoto provocando la morte di tre studenti minorenni, l’aquilano Luigi Cellini, 15 anni, Ondreiy Nouzovsky, 17 e Marta Zelena, 16. Altri due rimasero gravemente feriti.
Il preside Bearzi è stato arrestato martedì e la sua scuola a Udine ha avviato una petizione per chiedere la grazia al Presidente della Repubblica. Chiedono che gli venga in tutto o in parte condonata la pena e che sia annullata anche l’interdizione dai pubblici uffici.
All’epoca del sisma all’Aquila il dirigente scolastico fu accusato di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose e successivamente condannato a una pena di quattro anni di reclusione, sentenza confermata in via definitiva a ottobre scorso dalla Corte di Cassazione. Bearzi si trova ora nel carcere di Udine.
“Dalla nascita di questo istituto a oggi – spiegano i suoi colleghi udinesi – il dottor Bearzi non ha mai fatto pesare ad alcuno la sua vicenda personale, ma ha saputo sempre rendersi disponibile e attento alle richieste dell’utenza e degli insegnanti. Tutti hanno potuto apprezzare il coraggio e la forza d’animo anche nei momenti più difficili ed il grande rispetto che ha sempre nutrito verso le istituzioni locali e nazionali. Sotto la sua direzione l’istituto ha anche aumentato in modo considerevole il numero degli iscritti, segno dell’apprezzamento delle famiglie della città”.