Marocco. Casablanca, bloccato in aeroporto da un mese, nessuno lo vuole

Pubblicato il 5 Agosto 2015 - 19:08 OLTRE 6 MESI FA
L' aeroporto di Casablanca

L’ aeroporto di Casablanca

MAROCCO, CASABLANCA- Dal 3 luglio vaga nell’aeroporto di Casablanca, costretto a rimanere nella zona di transito del terminal Mohammed V. Dorme come può e dove riesce, a terra, vicino alle grandi finestre o sulle rare panchine destinate ai turisti.

Mangia nei bar dello scalo internazionale, provvedendo da solo alle sue necessità. Ma ora che i soldi sono finiti, dopo aver bevuto l’ultimo caffè il 4 agosto, per T.A.S., 34 anni, originario dello Sri Lanka cominciano nuovi guai.

A rivelare la sua storia è la versione maghrebina dell’Huffington Post che ne ha subito fatto un caso alla ‘The Terminal’, il film di Spielberg interpretato da Tom Hanks e, a sua volta, ispirato a una storia vera. T.A.S. è bloccato da una serie di inghippi burocratici. A nulla sono serviti un intervento dell’Alto Commissariato dei Rifugiati e uno del Consiglio Nazionale dei Diritti dell’Uomo.

Fuggito dal suo Paese nel 2011, l’uomo si è stabilito in Kenya. Con il visto rinnovato anche quest’anno, aveva deciso di partire per una vacanza a Malaga facendo scalo a Dubai e a Casablanca. Una volta arrivato in Spagna, però, la polizia ha rifiutato i suoi documenti, giudicandoli falsi. Ha chiesto allora asilo, ma la domanda è stata rifiutata anche perché l’uomo non ha potuto avvalersi di un interprete. E così è stato rispedito a Casablanca, ultimo aeroporto di provenienza.

Una volta in Marocco, ha ricevuto però l’ennesimo doppio rifiuto: non può entrare e non può nemmeno ottenere asilo. Non resta che attendere di essere rinviato a Colombo, in Sri Lanka. Secondo le leggi del Marocco, uno straniero può restare in zona d’attesa il tempo necessario per verificare che la sua domanda di asilo non sia infondata, fino a un massimo di 20 giorni.

Ora il tempo è scaduto. “Mandatemi ovunque, ma non rispeditemi a casa, perché laggiù rischio la vita”, ha detto l’uomo all’Huffington Post, rivelando di avere problemi in sospeso con la giustizia. Il Gadem, gruppo antirazzista di difesa e di accompagnamento dei migranti, ha preso in carico la sua situazione e ha chiesto alle autorità marocchine di concedere asilo all’uomo che ha segni di torture sulle spalle.