IL CAIRO – Un lampo di calore in cielo proprio nel momento in cui l‘Airbus A321 della compagnia aerea russa Metrojet si spezzava in due per precipitare in pochi secondi sulla penisola del Sinai, in Egitto, portando con sé i 224 passeggeri e membri dell’equipaggio russi, per lo più donne e bambini: quel lampo di calore sabato mattina è stato registrato dai satelliti americani, che ora vogliono analizzarlo per capire che cosa lo abbia causato.
Le possibilità non sono molte: un incendio sull’aereo causato da un problema strutturale, il lancio di un missile o l’esplosione di un motore difettoso o di una bomba. Insomma, man mano che passa il tempo si fa sempre più strada l’ipotesi che il vecchio Airbus, datato 1997, pur con i danni alla coda registrati di recente, sia precipitato per una causa esterna. Forse per un atto di terrorismo.
Del resto quell’area è insicura da tempo. Da tempo sono sconsigliati i viaggi in diverse zone dell’Egitto, ormai non sono più sicuri nemmeno i tour alle piramidi. Da tempo Regno Unito, Stati Uniti e Germania raccomandavano alle proprie compagnie aeree di non volare sul Sinai sotto la quota di 26mila piedi (7.904 metri) per evitare di poter essere raggiunti da missili, come quello che ha abbattuto l’aereo della Malaysia Airlines precipitato nel luglio del 2014 in Ucraina.
Insomma, il terrorismo nella zona del Sinai fa parte della vita quotidiana. A suffragio della pista terroristica c’è il fatto che i rottami si sono sparsi in una zona di venti chilometri quadrati e che l’aereo si è spezzato in due. Tornano alla mente episodi passati noti, come l’attentato di Lockerbie. Era il 21 dicembre del 1988, e il Boeing 747 della Pan Am decollato da Londra e diretto a New York esplose in volo sopra la cittadina scozzese di Lockerbie per la detonazione di una bomba. I rottami si sparsero in un’area di cento chilometri quadrati.
Inoltre prima che l’aereo precipitasse non solo non è stato emesso nessun sos, ma dalle registrazioni delle conversazioni dell’equipaggio con i controllori del traffico aereo non emerge alcun problema a bordo quattro minuti prima che il velivolo sparisse dagli schermi dei radar. Emerge poi che i passeggeri sono precipitati avendo ancora le cinture di sicurezza allacciate: in meno di 20 secondi l’aereo ha interrotto la salita, a circa 31.000 piedi di quota, scendendo a 28.000. Più elementi portano a pensare che la caduta sia avvenuta molto rapidamente e con decompressione. La cabina di pilotaggio, che nelle immagini dei rottami appare capovolta, potrebbe far pensare addirittura a un volo invertito.
Al momento sono tutte ipotesi, ma gli esperti sono concordi nel sostenere che “nessun aereo può spaccarsi in volo per un problema tecnico”. E se è vero che al momento non sono state trovate tracce di esplosivo è anche vero che gli esperti egiziani sostengono che non ci siano i segni di un impatto esterno sugli elementi integri della superficie dell’A321. e quindi a causare l’incidente sia stata un’esplosione a bordo.