Incendio sul monte Carmelo. Al Qaeda rivendica, i dubbi di Israele

I Leoni dei mujahidin in Palestina, una nuova sigla riconducibile alla galassia di Al Qaeda, ha rivendicato l’incendio sul monte Carmelo, che da tre giorni sta devastando la zona boscosa israeliana e che ha già causato almeno 41 morti (di cui 36 guardie carcerarie a bordo di un pullman che ha preso fuoco), decine di feriti e 17 mila sfollati. Secondo il governo israeliano ci vorrà una settimana per spegnere tutti i focoloai sul monte Carmelo.

«I leoni dei mujahidin in Palestina hanno agito nella notte tra giovedì e venerdì scorso», si legge nel messaggio, «eseguendo una spedizione benedetta ed eroica unica nel suo genere all’interno del territorio del popolo usurpatore, sul monte Carmelo occupato, appiccando il fuoco tra i suoi alberi e provocando al morte di più di 40 persone e il ferimento di altre decine, come riconosciuto dallo stesso nemico». Il gruppo terroristico ha inoltre ringraziato «il vento, che è stato uno dei soldati di Allah, per il suo aiuto, facendo espandere le fiamme fino a dove non avremmo mai pensato, tanto che il nemico non è stato in grado di domarlo e si è visto costretto a chiedere aiuto a forze straniere».

La polizia israeliana non crede che il gigantesco incendio abbia una matrice dolosa. E non ha alcuna eco in Israele l’affermazione fatta su internet dal gruppo terroristico. Secondo il capo della polizia Dudi Cohen dal materiale finora emerso l’incendio sarebbe stato causato da un comportamento negligente da parte di alcuni abitanti del villaggio druso di Ussafiya che non sarebbero riusciti a estinguere in tempo un falo’ le cui fiamme si sarebbero percio’ propagate provocando l’incendio dell’adiacente foresta. Al tempo stesso prosegue anche l’inchiesta della polizia volta a stabilire se focolai di incendi scoperti in aree vicine a quella in fiamme siano stati deliberatamente causati da piromani.

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