In Cina un “figlio” della Legione Perduta: mura, canali e dna “made in Roma”

Pubblicato il 23 Novembre 2010 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA

Cai Junnian (foto di Natalie Behring)

Forse la “Legione Perduta” non era solo un film, forse la Legione Perduta c’è stata davvero ed ora è stata trovata. E’ il 53 avanti cristo, seimila legionari romani stanno combattendo contro i Parti, là dove oggi c’è l’Iran. Sono al comando del primogenito di Marco Crasso, sono parte dell’esercito di Crasso che viene sconfitto. I seimila si sganciano, fuggono. Inseguiti ma compatti, in fondo sono una Legione. Raggiungono una zona tra Tibet e Turkestan, oggi è Cina, oggi è Qinghai. Lì si fermano, resistono a incursioni di quelli che allora sono i cinesi. Incursioni sempre più deboli, i romani sopravvivono. Ma di tornare indietro non sono in grado, diventano stanziali, si mescolano con la popolazione locale. Fanno però a tempo a costruire una fortificazione dalla pianta romana e una rete idraulica di concezione e tecnica romana, entrambe almeno così sembrano oggi agli archeologi.

Ma la vera traccia che la Legione Perduta avrebbe lasciato è nel Dna di Cai Junnian, un cinese contemporaneo di Liqian nel Gansur, poco lontano dalla zona del presunto insediamento di quasi duemila anni fa. Cai Junnian non solo è biondo, con gli occhi verdi e il naso europeo e per nulla cinese. Il 58 per cento dei suoi geni sono occidentali. Dove li ha presi, da dove gli sono arrivati questi geni nel suo Dna? Forse dagli uomini della Legione Perduta, forse Roma era arrivata per vie traverse più in là di quanto mai immaginato, più in là verso oriente di Alessandro Magno.