Cina, nello Xinjiang bambini uiguri strappati alle famiglie. “In atto un genocidio culturale”

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 6 Luglio 2019 - 00:05| Aggiornato il 15 Dicembre 2019 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Bambini strappati alle loro famiglie per essere cresciuti in campi blindati ed educati come vuole Pechino. Succede anche questo nello Xinjiang, regione a maggioranza uigura e musulmana della Cina nord-occidentale da anni oggetto di rivolte indipendentiste sempre duramente represse. Secondo quanto rivelato da un’inchiesta della Bbc, in una sola città oltre 400 bambini di etnia uigura avrebbero subito questo trattamento, mentre i loro genitori sarebbero stati internati in strutture di rieducazione o incarcerati.

Le testimonianze, spiega la Bbc, non arrivano direttamente dallo Xinjiang, dove i giornalisti stranieri vengono controllati 24 ore su 24, bensì dalla Turchia, da cui gli uiguri arrivano. Qui decine e decine di genitori avrebbero denunciato di aver perso i propri figli. 

Secondo alcune di queste testimonianze, l’obiettivo di Pechino sarebbe di sottrarre questi bambini all’influenza religiosa e culturale delle loro famiglie d’origine per farne degli han cinesi, l’etnia maggioritaria nel Paese, “portandogli via la loro vera identità”.

I bambini privati dei genitori vengono portati in scuole con grandissimi dormitori, videosorveglianza e filo spinato che sono state edificate negli ultimi anni. Da qui passerebbe la campagna di “rieducazione” dei piccoli. 

 

Secondo i dati riferiti dal ricercatore tedesco Adrian Zenz, solo nel 2017 il numero di bambini iscritti nelle scuole materne dello Xinjiang è aumentato di oltre mezzo milione: per la gran parte si tratterebbe di bimbi di etnia uigura e di altre minoranze musulmane. L’obiettivo, ha spiegato Zenz, è di far “crescere una nuova generazione recisa dalle origini, dalla conoscenza culturale e persino dalla lingua. Penso che le prove indichino quello che possiamo chiamare un genocidio culturale”. (Fonte: Bbc)