Attacco all’ambasciata italiana a Teheran. Secondo quanto ha riferito il ministro degli Esteri, Franco Frattini, un centinaio di basiji iraniani (la milizia paramilitare iraniana, ndr) travestiti da civili hanno organizzato una manifestazione “ostile” davanti all’ambasciata italiana tentando un assalto alla rappresentanza diplomatica.
Inoltre il ministero degli Esteri iraniano ha convocato domenica l’ambasciatore italiano a Teheran, Alberto Bradanini, per trasmettergli una protesta ufficiale per le parole pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella recente visita in Israele. In particolare l’Iran contesta al premier Berlusconi di aver detto che è nostro «dovere sostenere e aiutare l’opposizione» nella Repubblica islamica.
L’Iran, ad una settimana dalle affermazioni di Silvio Berlusconi contro il regime di Teheran, mostra il volto duro. E dalle parole tese e il gelo tra i due Paesi si passa agli assalti e ai richiami formali.
Assalto. Centinaia di persone hanno lanciato pietre contro la nostra ambasciata a Teheran e urlato slogan inquietanti: «Morte all’Italia, morte a Berlusconi» e poi «Se non cambierete, questo è solo l’inizio». Alcuni manifestanti hanno inoltre divelto il cartello con la scritta “Via Roma”, una stradina che corre a fianco dell’ambasciata italiana, che era circondata da un folto schieramento di polizia.
Ad annunciare l’attacco è stato il ministro degli Esteri Franco Frattini, che nei giorni scorsi non aveva mancato di condannare a più riprese il regime di Teheran e la sua minaccia nucleare. Proprio come aveva fatto Berlusconi nel suo viaggio in Medio oriente.
Frattini ha precisato che attacchi simili a quello avvenuto all’ambasciata italiana a Teheran ci sono stati anche davanti alle ambasciate francese, olandese e di altri paesi europei ma che «la polizia iraniana ha scongiurato l’assalto vero e proprio all’ambasciata italiana e grazie a questo intervento, non ci sono danni seri all’ambasciata che resta comunque aperta».
«Al livello di Unione europea – ha aggiunto Frattini – sono in corso contatti» per giungere «ad una posizione comune per dare un segnale di preoccupazione forte», ha aggiunto il ministro.
Il ministro, intanto, ha annunciato che l’11 febbraio, in occasione della manifestazioni per l’anniversario della rivoluzione islamica, l’Italia non invierà il proprio ambasciatore, Alberto Bradanini.
All’annuncio di Frattini in Senato, però, ha presto replicato la tv di stato iraniana che ha affermato che i manifestanti non erano miliziani basiji, come affermato dal capo della Farnesina, ma «studenti universitari» che «chiedevano al Parlamento di limitare le relazioni con i governi che “interferiscono” nelle faccende dell’Iran».
Secondo diversi “osservatori” il riferimento del capo della diplomazia italiana ai basiji è «un altro deliberato tentativo messo in atto dai membri dell’Unione Europea di demonizzare e mancare apertamente di rispetto per il piu’ importante corpo di difesa popolare iraniano, e dunque e’ un’offesa a tutti i cittadini iraniani».
Le parole di Berlusconi. L’attacco odierno arriva in un periodo di crescenti tensioni tra Iran ed Europa per l’arricchimento dell’uranio annunciato da Teheran. E giunge ad una sola settimana dal gelo tra Italia e Iran provocato dalle parole pronunciate da Silvio Berlusconi nel suo viaggio in Medio Oriente.
Berlusconi aveva detto che bisogna sostenere gli oppositori, interni ed esterni, del governo iraniano, che è necessario approntare delle sanzioni dure contro la “minaccia nucleare”, e aveva anche parlato di un ritiro dell’Eni dall’Iran. Ma non solo. Il premier aveva soprattutto e a più riprese paragonato Ahmadinejad prima a Hitler e poi agli «uomini nefasti del passato».
Il regime iraniano aveva reagito con parole dure, bollando le parole di Berlusconi come «servigi offerti ai padroni israeliani». Lunedì il leader religioso Khamenei ha poi promesso di dare «un cazzotto all’Occidente». E oggi il primo cazzotto sembra essere stato sferrato.
E non pochi pensano che siano state proprio le frasi di Berlusconi ad aver reso più «tesi» i rapporti con l’Iran e fomentato i manifestanti. Una riprova sarebbe proprio il richiamo formale del ministero degli Esteri iraniano. Ma il ministro Frattini nega e minimizza: «Non sono rapporti tesi – risponde – purtroppo l’Iran ha rapporti problematici e complessi con l’intera comunità internazionale, non sono i rapporti con l’Italia».
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