Libia. L’aeroporto di Misurata ai ribelli, Gheddafi è fuggito o è morto?

Pubblicato il 11 Maggio 2011 - 20:41 OLTRE 6 MESI FA

TRIPOLI – Di Muammar Gheddafi non c’è traccia, nessuno lo trova o sa dove possa essere dopo 11 giorni di silenzio. Intanto i ribelli hanno preso l’aeroporto di Misurata, la città a est di Tripoli assediata da oltre due mesi dalle forze governative: si tratta di un duro colpo per il regime del colonnello.

Secondo quanto ha riferito un corrispondente dell’Afp i fedelissimi del rais hanno abbandonato dei carri armati ai quali gli insorti hanno dato fuoco, mentre centinaia di persone celebravano la vittoria nelle strade della città. La presa dello scalo della terza città libica, a 200 chilometri da Tripoli, potrebbe facilitare l’evacuazione degli abitanti e degli stranieri e l’invio di aiuti umanitari, che giungono ora solo via mare, dato che il porto è sempre rimasto nelle mani degli insorti, nonostante i bombardamenti.

Altri missili della Nato si sono abbattuti intanto sulla parte orientale di Tripoli, mentre permane l’incertezza sulla sorte del colonnello, che non si fa vedere in pubblico ormai da 11 giorni: è  ferito, morto, o è fuggito? Quest’ultima ipotesi sta prendendo piede fra gli oppositori. Il rais avrebbe lasciato Tripoli dopo il raid della Nato 30 aprile in cui è rimasto ucciso il figlio Saif al-Arab, e si nasconderebbe nel deserto di Ash Sharyf, nel sud della Libia, secondo un post pubblicato sulla pagina Facebook della ‘Intifada del 17 febbraio’.

Anche il vescovo di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli ritiene che il colonnello abbia lasciato Tripoli, ma ha escluso che sia morto. Assicurano invece di non sapere dove si trovi Gheddafi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro degli esteri Franco Frattini. Frattini ha ribadito che il rais ”non è mai stato l’obiettivo della missione” militare internazionale e ha ipotizzato che un ordine di arresto della Corte Penale Internazionale (Cpi) contro di lui possa arrivare già entro la fine del mese. Il ministro della difesa Ignazio La Russa ha però puntualizzato che è  legittimo bombardare un “luogo dal quale partono gli ordini per colpire i civili”, quindi anche una base militare dove dovesse trovarsi il colonnello.