Los Angeles. Una svolta per il caso Juliana Redding, la “nuova Dalia Nera”

Juliana Redding

Negli Stati Uniti l’hanno ribattezzata la «nuova Dalia Nera». Un’altra ragazzina di provincia arrivata a Los Angeles in cerca di fama e gloria, proprio come Elisabeth Short, l’aspirante attrice trucidata nel 1947, che ha ispirato il romanzo “The Black Dahlia” di James Ellroy e l’omonimo film di Brian De Palma.

Ma a differenza di quel caso ancora avvolto nel mistero, quello di Juliana Redding, la giovane modella dell’Arizona uccisa il 16 marzo 2008 nel suo appartamento, potrebbe trasformarsi in un delitto risolto.

I magistrati hanno, infatti, accusato Kelly Soo Park, un’ex agente immobiliare californiana di 44 anni, dell’omicidio. Insieme a lei, i detective di Santa Monica avevano arrestato in un primo momento anche il coinquilino Ronnie Wayne Case, conosciuto nel mondo delle corse come “Ronnie il razzo”. Un amante dei festini, con pesanti precedenti penali per aggressioni sessuali. L’uomo però è stato rilasciato lunedì scorso per insufficienza di prove.

Quel che ancora resta da capire è il presunto movente della donna. Le autorità, infatti, rimangono con la bocca cucita, perché i detective – dicono – potrebbero essere sulle tracce di altri sospetti.

Secondo il sergente di polizia Jay Trisler di Santa Monica il caso è ancora aperto: le indagini non si sarebbero esaurite con gli arresti della settimana scorsa. Se giudicata colpevole, Parks rischierebbe dai 25 anni di prigione in su.

Ad oggi, non si sa nemmeno quale rapporto potesse esserci tra la donna e la sua presunta vittima. Juliana era arrivata a Los Angeles a 18 anni per tentare una carriera da attrice e modella. Appena arrivata, era riuscita a recitare in un film indipendente del 2005 e, poco dopo, le sue foto erano apparse sulla rivista Maxim.

Ma per permettersi i corsi al college e la vita nella “città degli Angeli”, aveva anche cominciato a lavorare in un tapas bar di Venice. Non pare che frequentasse giri “loschi”: prima di morire, era uscita con un ragazzo per 6 mesi. Le cose alla fine non avevano funzionato e i due si erano lasciati pacificamente.

Il 16 marzo del 2008 fu la madre a dare l’allarme alla polizia, dall’Arizona. Gli amici di Juliana l’avevano contattata preoccupati perché la ragazza non rispondeva più alle telefonate. La giovane fu trovata morta nel suo appartamento di Santa Monica. Sul corpo erano presenti segni di aggressione. Dopo «migliaia» di ore di indagini della polizia locale e dell’Fbi, ora il caso potrebbe essere giunto ad una svolta.

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