San Bernardino, è terrorismo: ma Obama non vuole dirlo VIDEO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Dicembre 2015 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
San Bernardino, è terrorismo: ma Obama non vuole dirlo

San Bernardino, è terrorismo: ma Obama non vuole dirlo

ROMA – Alla fine è stato quasi costretto a dover includere il terrorismo fondamentalista islamico tra le ipotesi sulle ragioni della strage di San Bernardino in California: un Obama dapprima più che riluttante, preoccupatissimo di dover ammettere un fronte interno nella sfida alla jihad internazionale, ha dovuto prender atto delle prove accumulate contro la coppia killer che ha ucciso 14 persone.

In casa, Syed Farouk e Tashfeen Malik, i due coniugi, avevano allestito un vero e proprio arsenale, armi pesanti, fucili e mitragliatori da guerra, ma, soprattutto-  e questo è un salto di qualità – una santa barbara di esplosivi potenzialmente utilizzabili per altri sanguinosi attentati.

Obama la parola terrorismo quale causa certa del movente della strage non l’ha pronunciata. Anche per non offrire all’opinione pubblica, finora favorevole alla linea non interventista e di graduale disimpegno in Medio Oriente di Obama, ragioni per chiedere un maggiore coinvolgimento nella coalizione anti Isis in Siria dove a bombardare ci sono i russi, i francesi, ma non gli americani.

La sparatoria di San Bernardino potrebbe essere legata al terrorismo, ma è anche possibile che sia legata a una lite sul posto di lavoro, si è limitato a dire. Ma l’indice del presidente americano è ancora puntato contro la facilità di procurarsi armi negli Usa: “Dobbiamo fare di più per prevenire le sparatorie e tutti dobbiamo fare qualcosa per rendere più difficile l’accesso alle armi da fuoco”.

La pista della lite sul lavoro, concede Obama, potrebbe essere connessa a una contestuale radicalizzazione di Syed che ha sposato per corrispondenza Tashfeen, pachistana che abitava in Arabia Saudita. Una concausa, insomma. Contatti web con gruppi con l’Islam radicale non sono esclusi, gli inquirenti stanno setacciando la corrispondenza dei due.

Il suo coinvolgimento con Isis potrebbe, è vero, essere l’esito della propaganda fondamentalista, un gesto di adesione volontaria non ordinata o programmata nello Stato islamico. Che, in effetti, si è limitato a salutare il gesto solitario con una serie di tweet in arabo (“Leoni che ci rendono orgogliosi: l’America sta bruciando”, senza una precisa rivendicazione.