Usa indagine su BigAuto: diesel Mercedes, Bmw, Chrysler, Gm

Usa indagine su BigAuto: diesel Mercedes, Bmw, Chrysler, Gm
Usa indagine su BigAuto: diesel Mercedes, Bmw, Chrysler, Gm

ROMA – Non è finita, anzi. Il Financial Times informa che le autorità statunitensi hanno messo sotto indagine tutta quella che, con neologismo in analogia con Big Pharma, il modo di denominare la grande industria farmaceutica, si può definire Big Auto. Non è finito il Dieselgate. Anzi si va avanti perché fortissimo e logico è il sospetto che ciò che ha fatto Volkswagen, barare sulle centraline, non fosse ignoto agli altri costruttori.

Allora perché gli altri costruttori non hanno reagito? Forse perché non con la stessa sfacciataggine e con lo stesso trucco ma in qualche modo comunque anche gli altri costruttori sapevano che le loro auto emettevano su strada più di quanto non risultasse ai test?

L’indagine continua informa il giornale inglese e si estende ad una ventina di modelli, sempre a motore diesel, della Mercedes, della Bmw, della Chrysler, di General Motor, della Rover. Se le informazioni sono esaustive, si nota la mancanza di case produttrici asiatiche nel raggio dell’indagine. Arriveranno in una futura tranche? Sono già state vagliate? Non conviene sfidarle? Probabilmente la prima è quella buona. Così come buona è la previsione che, dovessero trovarsi altri trucchi e discrepanze, dovesse risultare di fatto che il motore diesel più o meno sopra ogni scocca e sotto ogni marchio produce emissioni maggiori di quanto autorizzato, allora sarebbe la condanna, del mercato non di una Corte, di una tecnologia.

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