Mestre, i primi soccorritori sono stati un kosovaro, un ghanese e un nigeriano. Uno di loro si chiama Bujar Bucai, è di origini kosovare e vive in Italia da 25 anni. Bujar ha scavalcato le recinzioni, attraversato di corsa i binari e ha nuovamente “scalato” un traliccio, per riuscire a salvare due bambini dal pullman caduto dal cavalcavia.
Mestre, soccorritore: “La gente era ferma e faceva foto”
Bujar ha un bar che si trova tra gli alberghi adiacenti alla stazione ferroviaria. All’Ansa ha raccontato di essere rimasto scandalizzato dalla gente “ferma in coda che faceva le fotografie”. “Se vedete qualcuno – è il suo messaggio – date una mano, si tratta di salvare vite”.
Mestre, i due operai eroi: uno viene dal Ghana, l’altro dalla Nigeria
Tra i primi soccorritori ci sono anche due operai della Fincantieri originari del Ghana e della Nigeria. Dopo che hanno sentito il rumore dello schianto non ci hanno pensato un attimo. Sono usciti di casa e si sono precipitati per aiutare i passeggeri che, tra le fiamme, tentavano di mettersi in salvo.
Sono entrati nel pullman e hanno tirato fuori almeno cinque persone, tra cui una bambina di due anni. “Non sappiamo se si sia salvata, perché gli infermieri l’hanno subito soccorsa e portata via”.
Godstime Erheneden ha 30 anni ed è nigeriano. E’ da sette anni in Italia e lavora alla Fincantieri. Boubacar Tourè, 27 anni, del Gambia, è arrivato dieci anni fa. Condividono un alloggio messo a disposizione dall’azienda non lontano da rampa Vempa. Stavano cucinando quando il boato si è udito fortissimo.
Godstime ha raccontato: “Mi sono affacciato alla finestra e ho visto le fiamme. Da lì sono riuscito a capire che si trattava di un autobus. Buba stava preparando la cena, gli ho detto: ‘Guarda che è caduto un autobus’. Così siamo scesi in strada”.
Il racconto è drammatico: “Siamo entrati e abbiamo visto subito che l’autista era morto. Mi sono caricato sulle spalle una donna, poi ho portato fuori anche un uomo” Godstime ha sentito una donna che gridava: “My daughter, my daughter!”. La figlia era rimasta intrappolata. “Ho visto una bambina che avrà avuto due anni. Io ho un figlio di un anno e dieci mesi, ho pensato che poteva essere lui. Quando l’ho stretta fra le braccia, mi è sembrato di stringere mio figlio. Non so se sia sopravvissuta. Io credo fosse viva, ma quando sono arrivati i soccorsi ci hanno allontanati subito”.
Boubacar da pochi giorni è diventato padre. Ha raccontato: “Ho tirato fuori tre o quattro persone… e anche un cane“. Mostra le mani e i vestiti sporchi di sangue, spiega di aver cercato inutilmente di spegnere le fiamme.
“Sono stato salvato in un barcone, volevo fare la mia parte”
Boubacar ha spiegato che almeno parte del suo gesto è dovuto alla gratitudine: “Sono stato salvato in un barcone, ho voluto fare la mia parte. Gli italiani mi hanno salvato quando ero in acqua”.
I due giovani sono riusciti a salvare vite. Non tutte: per gli altri non c’era più nulla da fare. Godstime aggiunge: “Ho visto tutti quei corpi, tutti quei morti. Non so quanti, ma erano tanti. Ho sentito piangere e urlare”. Fuori dal bus non ha più trovato le scarpe perse a bordo del pullman. I Vigili del fuoco, per motivi di sicurezza, gli hanno impedito di andare a riprenderle malgrado si fosse ferito ai piedi.