ALITALIA, ORE DECISIVE: SACCONI, ACCORDO OGGI O SI CHIUDE

Pubblicato il 10 Settembre 2008 - 23:19 OLTRE 6 MESI FA

Ultima chiamata per i sindacati di Alitalia: se entro oggi non troveranno l’accordo con il governo e la Cai, scatteranno le procedure per disdire i contratti e avviare la mobilità. Il messaggio del commissario straordinario Augusto Fantozzi alle nove sigle sindacali è stato chiarissimo ed è suonato come un duro ultimatum in vista della ripresa delle trattative al ministero del Lavoro (questa mattina alle 10) con l’esecutivo e la Compagnia aerea italiana.

Oggi è l’ultimo giorno utile per negoziare sulla proposta della cordata guidata da Roberto Colaninno e – nonostante il ripetuto ottimismo del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi – si annuncia una giornata di confronto difficilissimo, perchè le posizioni tra le parti (seppur con sfumature diverse) sono ancora distanti su tutti i nodi della trattativa: il piano industriale, gli esuberi e soprattutto il contestatissimo nuovo contratto. Pur sentendosi con le «spalle al muro», tuttavia i sindacati si dicono pronti a tornare al tavolo per cercare di raggiungere un buon accordo. Ma se saranno messi all’angolo, ammoniscono, c’è il rischio di reazioni «irrazionali e pericolose». Già davanti alla Magliana – tra petardi, urla e minacce – ci sono stati ieri i primi segnali del nervosismo crescente tra i lavoratori. E oggi, davanti al ministero, ma non solo, sono attesi folti presidi di dipendenti per tenere alta la pressione sul negoziato.

Nell’incontro di ieri al centro direzionale di Alitalia, l’aut aut del commissario straordinario è stato rapido ma efficace. La convocazione dei sindacati, ha spiegato, è stata «un atto dovuto. Auspico per domani il buon esito della trattativa», ma «se non ci sarà un buon esito, doverosamente domani devo procedere alla disdetta dei contratti di lavoro e aprire le procedure di mobilità». La reazione delle sigle sindacali, pur consapevoli della procedura prevista in caso di fallimento, è stata nervosa e alcuni hanno parlato di «pressione impropria». Il più critico è stato il leader della Uiltrasporti, Giuseppe Caronia: «Il commissario – ha detto Caronia a caldo – forse voleva tranquillizzarci, ma io non sono affatto tranquillo: è stata una sorta di pressione e poteva essere risparmiata. Abbiamo tutta la volontà di arrivare a un accordo, ma non è possibile raggiungerlo sulla base delle proposte che ci sono arrivate: non intendiamo assolutamente intaccare i livelli salariali».

Parole dure (e non sono state le uniche), che non sembrano però intaccare la fiducia del ministro Sacconi, che ha ribadito di essere fiducioso in un accordo per domani. «Sono ottimista – ha detto ieri – perchè l’alternativa è il fallimento e questo porterà tutti ad avere comportamenti ragionevoli. La giornata di domani (oggi, ndr.)- aggiunge il ministro – è quella decisiva: sarà una giornata lunga e impegnativa» e «giungeranno all’ultimo miglio tutti i problemi che non sono stati ancora risolti». Un ottimismo «fuori luogo», secondo i sindacati, che hanno auspicato però sia fondato su basi concrete, visto che la situazione è «molto difficile» e «c’è il rischio che salti tutto in aria». Qualche rassicurazione sul piano di salvataggio ha provato a darla in Parlamento il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, garantendo che non la Nuova Alitalia non finirà in mani straniere. Questo perchè la vendita a un azionista straniero delle quote della nuova società che rileverà alcuni asset è resa difficile dallo statuto della Cai.

Ci sono vincoli, secondo il ministro, che «valutiamo insieme necessari e sufficienti: altri vincoli non sarebbero compatibili con la normativa comunitaria». Tremonti ha anche difeso la costituzionalità del dl che modifica la legge Marzano sull’amministrazione straordinaria. Un provvedimento su cui ha espresso invece forti dubbi la Corte dei conti, che con «viva preoccupazione» ha criticato la norma che esclude dalla responsabilità amministrativa-contabile amministratori, dirigenti, revisori dei conti e dipendenti.