
L’auto scende, la bici sale. Automotive in crisi esistenziale in tutta Europa, il successo della e-bike (foto Ansa-Blitzquotidiano)
L’auto scende, la bici sale. Lo dicono i mercati, lo confermano le passioni. Lo ha certificato martedì 3 giugno la “Giornata mondiale della bicicletta”, giornata ufficiale istituita dalle Nazioni Unite “per la consapevolezza dei benefici sociali derivanti dall’uso della bicicletta come mezzo di trasporto e per il tempo libero”.
L’industria automobilistica è attualmente in crisi in molte aree del mondo, Europa inclusa. Ad esempio, il mito dell’auto tedesca sta attraversando una grave crisi esistenziale. BMW, Volkswagen e Mercedes procedono come i gamberi e le colpe sono addebitate a molti fattori tra cui la concorrenza cinese, la transizione alla mobilità elettrica, la crescita dei costi di produzione. In Italia non va meglio, in particolare per il brand Stellantis.

La sfida del nuovo Ceo Antonio Filosa
FIAT e Alfa Romeo continuano a perdere colpi, in agonia Maserati e Lancia, netto il flop di Abarth. La domanda è più che legittima: che faranno i brand Stellantis, le icone del Made in Italy? Tira aria da ultima chiamata.
Ecco perché il prossimo 23 giugno il gruppo sarà ufficialmente affidato ad Antonio Filosa, 52 anni, ingegnere; subentra a Carlos Tavares, 66 anni, portoghese di Lisbona, dimessosi dopo un periodo segnato da un calo di vendite e profitti. Ha pagato la sua ubriacatura per l’auto elettrica.
Il nuovo Ceo è chiamato a ripetere il miracolo di Marchionne, il manager italo-canadese scomparso nel 2018 dopo aver guidato con sapienza un profondo cambiamento della Fiat (elogiato anche da Time).
Filosa, alla Fiat da 25 anni, in arrivo dagli Stati Uniti, ha già potuto toccare con mano la situazione di estrema gravità in cui è precipitato l’intero sistema produttivo italiano. Deve recuperare il tempo perduto, gli anni di caos e le continue guerre interne. Pesano sopratutto i ritardi di produzione e l’errore strategica del tutto elettrico.
La bici invece corre veloce
Muscoli e passione spingono sui pedali e la bicicletta corre veloce a quota 2,6 miliardi. Crescono produzione ed export. Il volume d’affari è trainato dal successo delle e-bike (+24% rispetto al periodo pre Covid). I numeri del comparto industriale della bici nel nostro Paese (oltre 19.000 addetti diretti, circa 230 imprese) sono più che confortanti.
Sono oltre 1,3 milioni i pezzi venduti, il cicloturismo scatta con 89 milioni di presenze ma il Paese ha bisogno di avere più infrastrutture. Non solo. Dice Nicola Rosin, amministratore delegato di Colnago, il brand di Pogacar: ”L’industria in bici deve specializzarsi. Non si può produrre di tutto. Le due ruote interpretano nuove tendenze di mobilità e benessere”.
L’onda lunga del Giro d’Italia
Una spinta al settore lo danno anche i grandi eventi sportivi legati al ciclismo. Il Giro su tutti. È di due miliardi e 100 milioni di euro il valore che il Giro d’Italia porta ai territori, stimato da Banca Ifis con la ricerca “Pedalando verso l’eccellenza: Giro d’Italia, Filiera Bike e Made in Italy”.
La filiera Bike italiana mostra numeri in crescita in tutti i settori. All’ultimo Giro d’Italia, il 91% delle squadre partecipanti (21 su 23) ha utilizzato almeno un prodotto italiano. I 5 Pro-Teams addirittura hanno utilizzato il 100% della produzione italiana.
Il fenomeno del cicloturismo
È il settore che cresce di più (+58% sul 2023). Un boom che è arrivato a quasi 10 miliardi di euro. Dati ricavati dal rapporto “ Viaggiare con la bici 2025” realizzato da Isnart-Union Camere per l’Osservatorio sull’economia del turismo delle Camere di Commercio in collaborazione con Lega Ambiente.
La domanda cresce costantemente e coinvolge soprattutto la fascia di età tra i 30 e i 44 anni. Ma si potrebbe fare di più se non ci fosse una mancanza di infrastrutture e una fiscalità che favoriscano l’uso e l’acquisto delle bici come invece accade in Paesi come Germania, Danimarca, Belgio.