Covid e sanità: esperienza di una clinica privata in Umbria nella crisi del sistema pubblico, manca il personale

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 25 Aprile 2021 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA
Covid e sanità: Maria Rita Manovani Cucchia racconta l'esperienza di una clinica privata in Umbria nella crisi del sistema pubblico

Covid e sanità: Maria Rita Manovani Cucchia racconta l’esperienza di una clinica privata in Umbria nella crisi del sistema pubblico

Covid e sanità: Maria Rita Manovani Cucchia ci racconta il suo percorso professionale in Umbria

Dal 1978, dopo pochi anni dalla morte di mio suocero Alberto Cucchia, ho iniziato il mio rapporto continuativo nella gestione della Clinica Porta Sole da Lui fondata nel 1938.

Nel corso degli anni ho affrontato situazioni di alti e bassi nella conduzione della Clinica in concomitanza con le problematiche economiche nazionali e regionali.

Ma proprio le numerose difficoltà hanno dato a me la spinta per affrontare una ulteriore sfida importante. La costruzione di una clinica nuova. Favorita dallo spostamento del Policlinico dall’area di Monteluce nel 2008. E dal progetto di riqualificazione edilizia di quella zona. Prima da sola e poi insieme con i miei figli Marco e Alberto. Che con il passare degli anni hanno deciso di raccogliere il testimone, 

In poco tempo si sono susseguite azioni importanti finalizzate alla costruzione della nuova struttura inaugurata nell’ottobre 2018. E fornita di tutte le più moderne tecnologie. Si è trattato di risultati importanti, raggiunti con tanti sacrifici. E reinvestendo nella nostra azienda il frutto del nostro lavoro di anni.

Molti gli obiettivi che questo presidio della salute si è prefissato di raggiungere operando, come in passato, in modo integrato con il Servizio Sanitario Regionale. Primo fra tutti l’offerta di una serie di servizi innovativi e mirati. E di strumentazioni di ultima generazione a beneficio degli utenti. L’auspicio, per questa eccellenza sanitaria regionale e non solo, era quello di una più efficace sinergia con il sistema sanitario pubblico. Chiave di volta per garantire una migliore assistenza ai cittadini. Una cultura nuova nel solco dell’etica e dei cambiamenti strutturali che l’Istituto Clinico ha fatto propria. Con l’intento di mettere al primo posto la centralità dell’individuo nella sua interezza.

Con il compimento dell’opera, inaugurata nell’ottobre del 2018, si è arrivati anche alla definizione di una nuova “squadra” di gestione dell’Istituto Clinico Porta Sole, composta dai miei figli e da giovani e competenti professionalità.

Inoltre, a conclusione di questo importante percorso, riconosco che l’acquisizione della mia maturità imprenditoriale la devo anche alla mia esperienza vissuta in AIDDA.

Come avete affrontato la prima ondata di pandemia?

A marzo 2020 ci siamo ritrovati nel bel mezzo della pandemia e la nostra regione, come il resto d’Italia, fronteggiò la situazione con il lockdown. Questo consentì di preservare la popolazione dal dilagarsi del contagio dal quale, in questa prima fase, l’Umbria fu largamente risparmiata.

Ma ci fu un risvolto importante per noi. La Giunta Regionale deliberò, nel rispetto del lockdown, la chiusura anche delle cliniche private accreditate e convenzionate con il Servizio Sanitario Regionale. Cosa che lasciò noi operatori del settore sconcertati. Perché sapevamo di avere le potenzialità per sostenere il SSR in un momento di emergenza con le nostre risorse e con le competenze. Siamo o no parte del SSN?

L’emergenza legata al covid aveva messo in secondo piano la cura di numerose patologie. A cominciare da quelle oncologiche in particolare mammella e colon. I reparti ospedalieri e le sale operatorie, per prendersi cura dei pazienti covid, avevano sospeso la loro ordinaria attività. E NOI dovevamo pensare alla cassa integrazione per i nostri dipendenti. Non ci potevamo credere…

Avevamo le potenzialità per affrontare queste criticità. Ci siamo fortemente impegnati perché ci fosse riconosciuto il nostro ruolo. E tra fine aprile e inizio maggio è stato siglato l’accordo tra le strutture private convenzionate e l’Azienda Ospedaliera di Perugia. La clinica che io rappresento, l’Istituto Clinico Porta Sole, è stata scelta per la Breast Unit, Ginecologia Oncologica e Dermatologia Interventistica per patologie oncologiche con linfonodi sentinella.

E la seconda ondata del covid?

Dal mese di ottobre il virus non ci ha risparmiati e il tasso dei ricoveri ha toccato picchi molto alti. Con la seconda ondata della pandemia l’accordo tra l’Istituto Clinico Porta Sole e la Regione è stato allargato anche all’Azienda Ospedaliera di Terni. E così abbiamo accolto la neurochirurgia, con le patologie della colonna, la chirurgia generale, la ginecologia con screening oncologico e l’ortopedia con protesi d’anca. Piuttosto che dare i numeri di tutti gli interventi fatti fino ad oggi, desidero evidenziare che la gran parte di essi sono stati relativi a patologie oncologiche. E voglio mettere in luce, su tutti, gli interventi della Breast Unit diretta dal prof. Antonio Rulli. Che, potendo usufruire della nostra struttura, ha avuto l’opportunità  di proseguire nella sua missione. Che è quella di trattare tempestivamente le patologie neoplastiche del seno. Il trattamento precoce sappiamo che è uno dei requisiti di guarigione per queste patologie.

I punti di forza e di debolezza dell’attività di questo periodo?

Certamente in questo difficile e doloroso momento si è presentata per noi un’opportunità. In quanto la pandemia ha messo in evidenza due carenze fondamentali del nostro Sistema Sanitario. Non sono le strutture che mancano, non sono gli strumenti tecnologici (a volte perfino in eccesso). Il vero problema sono i tagli di bilancio alla sanità con la conseguente scarsità di personale. E la carenza della medicina territoriale.

Insisto su queste due criticità perché non passi il messaggio falso e tendenzioso che la pandemia avrebbe evidenziato le conseguenze e gli svantaggi derivanti dalla privatizzazione, come sostengono molti. Perché, si dice, è stato dato spazio ai privati penalizzando il pubblico. La verità è che da oltre dieci anni si fanno tagli alla sanità e il settore del privato accreditato convenzionato è stato il primo a subire i tagli al proprio budget.

Oggi io vado orgogliosa di aver messo a disposizione la mia struttura, senza finalità di profitto, per tutti i pazienti oncologici. Che avrebbero dovuto rinviare il loro intervento per la indisponibilità dei reparti dell’Azienda Ospedaliera. Esclusivamente e giustamente dedicati al covid. Ma allora negli investimenti da prevedere per il personale e per il territorio potremmo ricomprendere anche le strutture accreditate e convenzionate con il SSN che sono complementari al pubblico?